Non era la prima volta che in via Fedro c’era del trambusto. Albina Paganelli era una donna solitaria. Pensionata di 69 anni, separata da tanto tempo, con una figlia che abita a Montalfano. Viveva al pianterreno di una casa all’angolo con via Omero. Ad osservarla si vede come i piani superiori in realtà non siano mai stati completati e abitati. Qui la donna accumulava tanta roba che recuperava in giro. Anche il medico legale Pietro Falco, uscendo dall’abitazione, dice “C’era molto caos all’interno”, e non solo per quanto accaduto durante la notte. Erano da poco passate le due di notte quando il silenzio è stato rotto da delle urla. E’ in quegli attimi che si è consumato l’efferato delitto. Davanti all’abitazione un tappeto di bottiglie di birra rotte. “Non è la prima volta che si vede questa scena –racconta uno dei residenti del quartiere-. Per questo quando abbiamo sentito le urla abbiamo pensato che fossero i soliti ragazzi che venivano a darle fastidio”. Qualcuno invece si affaccia al balcone. E vede una figura incappucciata fuggire via dalla porta dell’abitazione della donna e sparire nel buio. Ecco quindi che parte la chiamata ai carabinieri. La scena che si presenta ai militari è quella del corpo della donna riverso in una pozza di sangue. Scattano immediatamente le indagini. Arrivano sul posto il sostituto procuratore della Repubblica di Vasto, Enrica Medori, il comandante della Compagnia dei carabinieri di Vasto, capitano Giuseppe Loschiavo e il comandante provinciale, colonnello Giuseppe Cavallari. Insieme a loro numerosi militari, tra cui gli uomini dei Ris. Albina Paganelli è stata uccisa con diverse coltellate, “almeno dieci”, confermerà il dottor Falco dopo la ricognizione cadaverica, di cui una, letale, al fianco. Partono subito le indagini, alla ricerca dell’arma del delitto e dei responsabili. I militari pongono subito sotto attenzione alcuni giovani sansalvesi. In particolare, gli uomini dei Ris dopo alcune ore escono da una villetta nelle adiacenze di casa Paganelli con un sacco pieno di materiale sequestrato e da analizzare attentamente. E’ in questo sacco che potrebbero essere le scarpe da tennis sporche con il sangue della vittima. La notizia fa rapidamente il giro della città, con molte persone che arrivano sul luogo del delitto, esprimendo sgomento per quanto accaduto. La famiglia di Albina è molto conosciuta in città. Il fratello Valentino Paganelli, costruttore, è stato anche apprezzato consigliere comunale del Partito Democratico. La salma viene trasportata poi all’obitorio dell’Ospedale San Pio da Pietrelcina di Vasto, dove domani verrà effettuato l’esame autoptico. Il perito di parte sarà l’anatomopatologo Ivan Melasecca. L’intenso lavoro dei carabinieri durante la mattinata portano a trovare prove utili alle indagini. Nella caserma di San Salvo in via dello Stadio vengono condotte sei persone per essere ascoltate. Inoltre si raccolgono le testimonianze di chi abita nelle vicinanze e di chi conosceva la donna. Gli interrogatori degli inquirenti proseguono poi per tutta la giornata, portando a stringere il cerchio attorno a 4 persone. Di questi 3 sono italiani, uno rumeno. Diverse le ipotesi sul movente che avrebbe portato al tragico omicidio. La donna potrebbe aver visto in volto chi si era introdotto in casa sua, probabilmente per compiere una rapina, ed avrebbe reagito. Infatti in molti riferiscono di come Albina Paganelli fosse una donna forte e determinata nel far valere le sue ragioni. Le indagini condotte dai carabinieri e coordinate dalla dottoressa Medori seguono una pista ben precisa. Già nella mattinata era stato ritrovato un coltello identificato come possibile arma del delitto. I principali indiziati vengono trasferiti da San Salvo alla caserma dei carabinieri di piazza Dalla Chiesa a Vasto. E’ qui che nel pomeriggio arrivano gli avvocati Clementina De Virgiliis e Fiorenzo Cieri, che assistono il principale indiziato. Saranno invece gli avvocati Giovanni e Antonello Cerella a rappresentare i 4 fratelli e la figlia della vittima. Attorno alle 17.40 il giovane, con il volto coperto, viene trasferito presso la Procura della Repubblica di Vasto. Qui che continuano gli interrogatori condotti dalla dottoressa Medori, ancora per diverse ore. Fuori dalla caserma dei carabinieri, invece, sin dal pomeriggio, c’è la famiglia del giovane rumeno, in attesa di conoscere cosa sta accadendo all’interno. Sono dieci lunghe ore di interrogatori al termine dei quali, a breve distanza di tempo sono stati posti in stato di fermo di polizia giudiziaria Vito Pagano, 28 anni, sansalvese e Chelmus Gelu, 31 anni, rumeno ma residente a San Salvo. I capi d’imputazione sono quelli di omicidio volontario aggravato e rapina aggravata. L’accusa formulata indica quindi l’ipotesi di movente per cui i due sarebbero entrati in casa Paganelli, rapinare la vittima, che ha reagito scatenando la furia omicida. “Durante l’interrogatorio -ha riferito l’avvocato De Virgiliis, che difende Pagano insieme all’avvocato Cieri- il giovane si è professato innocente, accusando del delitto il rumeno”. Pochi minuti dopo il primo stato di fermo è stato reso noto anche quello del 31enne rumeno. Per i due è stato disposto il trasferimento presso la casa circondariale di Torre Sinello. Pagano ha accusato un malore mentre si trovava negli uffici della Procura ed ha avuto necessità di essere sottoposto a cure mediche. Ora saranno gli inquirenti a decidere se tramutare il provvedimento di fermo in arresto. Resta tanta amarezza nella comunità sansalvese per questa tragica vicenda in cui Albina Paganelli ha perso la vita.

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