Il colpo di scena arriva al terzo giorno di indagini. Nella notte a cavallo tra il 16 e il 17 agosto, mentre a Vasto e sulla riviera è tradizionalmente una serata di festa, agli avvocati Giuseppe Piserchia e Andrea Chierchia viene notificato il nuovo provvedimento emesso dal Gip del Tribunale di via Bachelet, Stefania Izzi, su richiesta del pm, Enrica Medori: Chelmus Gelu torna libero, ma non esce definitivamente di scena. “A mezzanotte ci è stato notificato il provvedimento di remissione in libertà. Il nostro cliente rimane indagato”, conferma Piserchia. Il trentunenne rumeno residente a San Salvo era nel carcere di Torre Sinello dalla sera del 14 agosto, il giorno dell’omicidio di Albina Paganelli, la 68enne assassinata a coltellate nella sua casa di via Fedro, a San Salvo. “A seguito del nuovo interrogatorio è stato scarcerato”, spiega l’avvocato Fiorenzo Cieri, che difende l’unico indagato rimasto nel carcere vastese di Torre Sinello: Vito Pagano, il ventottenne di San Salvo su cui fin dalle ore successive al delitto consumatosi attorno alle 2.20 della vigilia di Ferragosto si sono concentrati i sospetti degli investigatori. Dopo la seconda comparizione dinanzi ai magistrati della Procura, la versione dei fatti sarebbe parzialmente cambiata. “Ma il mio assistito non ha ritrattato”, precisa l’altro avvocato difensore, Clementina De Virgiliis, che racconta: “Dinanzi ai pm Enrica Medori e Giancarlo Ciani, il giovane ha fatto una serie di nomi. Quanti? Tanti”. La conseguenza della revoca del provvedimento restrittivo inizialmente emesso a carico del rumeno è che cambia anche il capo d’imputazione: concorso in omicidio volontario aggravato con persona da identificare, oltre all’altra ipotesi di reato, quella della rapina aggravata. Il supertestimone. Due giorni fa, mentre veniva interrogato, Pagano ha pronunciato dinanzi ai due sostituti procuratori i nomi delle persone che, a suo dire, sarebbero responsabili dell’efferato assassinio. I magistrati vogliono vederci chiaro. Anche ieri è stata una giornata di interrogatori. Sentite persone informate dei fatti. E anche il supertestimone. Un uomo che risiede nella zona del delitto e che per primo ha lanciato l’allarme alle 2.20 di notte, quando avrebbe visto qualcuno fuggire dalla casa, probabilmente col volto coperto. E’ stato lui ad accorgersi che stava accadendo qualcosa di irreparabile. Sentite le urla della vittima, ha preso il telefono e chiamato i soccorsi. Gli inquirenti lo hanno ascoltato per capire se il teste chiave possa fornire altri elementi utili alle indagini, che rimangono nella fase cruciale. Oggi nel palazzo di giustizia di via Bachelet si terrà l’udienza di convalida. Pagano comparirà dinanzi al giudice per le indagini preliminari, che dovrà decidere se tramutare o no il fermo in arresto. Il fatto che il capo d’imputazione sia formulato in modo tale da p r e s u m e r e l’azione compiuta da più di una persona, induce carabinieri e magistrati a stringere i tempi per cercare di chiudere il cerchio attorno a chi, al momento, resta sconosciuto. Dal canto suo, Vito Pagano fin dall’inizio si è professato innocente. Nessuna ammissione di responsabilità, neanche di fronte al ritrovamento di quelle banconote da 50 e 10 euro insanguinate in una tasca dei suoi pantaloni, né del coltello da cucina che i militari, coordinati dal colonnello Giuseppe Cavallari e dal capitano Giuseppe Loschiavo, hanno individuato come l’arma utilizzata per commettere l’atroce omicidio. Il ventottenne respinge le accuse. Lo farà anche nell’udienza di stamani, in programma alle 9.30. La giornata si preannuncia calda, non solo dal punto di vista climatico. Da un momento all’altro sono attesi nuovi provvedimenti restrittivi. E’ solo questione di tempo.