La Polizia di Campobasso ha tratto in arresto due ragazzi di diciannove anni, un disoccupato, l’altro studente (A.T. e E.I. le iniziali) con l’accusa di violenza sessuale di gruppo e lesioni. Si trovano attualmente ai domiciliari. Il caso è affidato al sostituto procuratore Rossana Venditti che ha chiesto e ottenuto le misure cautelari dal gip Teresina Pepe. Il luogo dove è avvenuta la violenza non è stato rivelato per proteggere l’identità della vittima. Secondo la ricostruzione fornita dalla Polizia, i protagonisti della vicenda si sono recati insieme ad una sagra in un paese dell’hinterland campobassano. Durante il viaggio di ritorno è scattata la violenza, avvenuta nella notte di San Lorenzo. Dieci i giorni impiegati dagli agenti della Questura per approfondire le indagini. Uno dei due arrestati è cugino della vittima. Il dottor Annicchiarico, capo della squadra mobile del capoluogo, ha raccontato che la diciassettenne aveva appuntamento con la comitiva per recarsi ad una festa in un paese della Provincia. Terminata la sagra, la ragazza ha accettato un passaggio dai due diciannovenni. Il viaggio di ritorno, però, s’è trasformato in un incubo. Prima i tentativi di approccio. Poi la macchina devia in un luogo isolato. La ragazza non riesce più a respingere gli assalti e si consuma la violenza. L’eventualità di consumare un rapporto completo cade davanti all’assenza di profilattici. I due ragazzi desistono ma la diciassettenne nella colluttazione resta ferita. Per la vergogna tace, salvo poi confessare tutto alla madre dopo un paio di giorni. Ed è stata proprio la donna a varcare la soglia degli uffici di via Tiberio per denunciare l’accaduto. Partono le indagini, con i rilievi fotografici sulle ferite della ragazza. Scattano quindi le perquisizioni a casa dei due diciannovenni con la Polizia che sequestra i loro abiti alla ricerca di matrici biologiche. “La ragazza era consenziente” la linea difensiva dei due diciannovenni. Versione, però, smentita da un testimone, amico in comune dei tre, al quale i due avrebbero confessato “d’aver fatto una fesseria”.

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