Non c’è pace per la casta molisana. La Procura di Campobasso ha aperto un nuovo fascicolo e una persona sarebbe già iscritta nel registro degli indagati per abuso d’ufficio. Sotto la lente degli inquirenti è finita la nomina del segretario regionale del Consiglio di Palazzo Moffa. Un incarico a termine che potrebbe concludersi presto se i giudici della V sezione del Consiglio di Stato dovessero annullare, così come ha già fatto il Tar Molise, le elezioni regionali di un anno fa. Nel 2010 l’Ufficio di presidenza composto allora da Michele Picciano, Tony Incollingo, Pardo D’Alete, Massimiliano Scarabeo e Francesco Totaro affidò l’incarico alla dottoressa Adriana Di Iorio, dirigente regionale e moglie dell’assessore comunale di Campobasso Giuseppe Cimino. Una decisione contestata all’interno dell’Ufficio presieduto da Picciano tant’è che al momento del voto sia Incollingo che Scarabeo presero le distanze dal provvedimento poi passato però a maggioranza. I due ex consiglieri motivarono la loro contrarietà ritenendo quella nomina ‘‘non in linea con le leggi nazionali e regionali di contenimento delle spesa’. A sostegno delle perplessità dei due componenti dell’Ufficio di presidenza anche il contenzioso aperto dall’ex segretario del Consiglio regionale. Diametralmente opposta la posizione del presidente Picciano che riteneva del tutto legittima la nomina di un dirigente regionale che avrebbe gravato minimamente sulle casse dell’ente. Sul caso che mette in fibrillazione la casta, vecchia e nuova, la Digos ha già acquisito le carte relative alla nomina e già nei prossimi giorni potrebbero essere ascoltati gli ex inquilini di palazzo Moffa come persone informate dei fatti. Fatta eccezione per Totaro, tutti gli altri alle ultime elezioni pur essendo candidati non sono stati rieletti.

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