Luigi Bonaventura scrive al premier Monti, ma a rispondergli è l’ex compagno di Lea Garofalo. Col battage mediatico prodotto dalla vicenda del collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura anche i lettori e i cittadini di Termoli e del Basso Molise hanno cominciato a conoscere quella di Lea Garofalo, l’ex pentita uccisa e sciolta nell’acido. L’ex affiliata calabrese, sparita a Milano, dopo aver trascorso un periodo anche a Campobasso, dove cercarono di rapirla, è richiamata dal 40enne in soggiorno sulla costa come esempio di persona non tutelata dal programma di protezione del Viminale, situazione che vedrebbe a rischio anche lo stesso Bonaventura e la sua famiglia. Una sollecitazione contenuta anche in alcune iniziative prese dal consigliere regionale del Pd Michele Petraroia, oltre alla lettera che nel settembre scorso lo stesso ex capocosca Vrenna-Corigliano-Bonaventura del crotonese ha spedito sempre per il tramite del ‘‘‘‘‘‘‘‘Servizio’ al capo del governo. Tuttavia, mentre si è in attesa che Palazzo Chigi si pronunci a riguardo, a rompere gli indugi è stato Carlo Cosco, ex compagno di Lea Garofalo, che in alcune dichiarazioni riportate su ‘‘‘‘‘‘‘‘Il Giornale di Calabria’ intima a Bonaventura di parlare delle cose di cui è a conoscenza diretta, lasciando perdere la storia di Lea. Frasi scritte in una lettera che lo stesso ha spedito dal carcere di Voghera, dove è attualmente rinchiuso e in cui sconterà l’ergastolo. Secondo gli inquirenti, fu proprio Cosco il mandante sia della sparizione definitiva della Garofalo, che del primo tentativo di sequestro di persona, avvenuto a Campobasso nel maggio di tre anni fa. “Non ho mai conosciuto Bonaventura e ritengo ingiusto che lui, non conoscendomi, debba sciacallare sulla mia vicenda, inoltre deve smetterla di succhiare il sangue allo Stato arrampicandosi sugli specchi”. Una interferenza che ancora di più per il giornale calabrese evidenzia come Termoli sia poco sicura per un ‘‘‘‘‘‘‘‘bersaglio mobile’ come Bonaventura.