Carmine Venturino, dal carcere di Milano dove è recluso da aprile per l’omicidio di Lea Garofalo, prende carta e penna e decide di scrivere la sua verità. A spingerlo sarebbe stata la sofferenza per aver perso la fidanzata, Denise, figlia di Lea, oggi a sua volta testimone di giustizia. Obbligato da Carlo Cosco a corteggiarla per pedinare la madre, si era innamorato e ora dice: “Non sono un mostro”. La ragazza, dopo aver scoperto che il suo fidanzato era anche tra i killer della madre, lo aveva lasciato. Ora lui soffre per la separazione: “Il coraggio di Denise, la forza che ha, mi è servita da esempio”. L’uomo spiega come uccisero Lea e ne occultarono il cadavere: Lea venne caricata su un furgone da Venturino, Cosco e Sabatino, poi portata in un campo tra Cinisello Balsamo e Monza. Venne torturata per sapere cosa avesse rivelato dei traffici dell’ex compagno. Poi strangolata, il corpo chiuso in un bidone e dato alle fiamme. Fu proprio Venturino a rivelare dove trovare i resti e a negare che la donna venne sciolta nell’acido. Due settimane fa era trapelata la notizia che lo scheletro di Lea era stato realmente rinvenuto in una campagna della Brianza.