Elvio Carugno resta recluso nella casa circondariale di via Cavour. Il giudice ha rigettato l’istanza di mutamento della misura cautelare in carcere in quella meno afflittiva degli arresti domiciliari. Immutato il pericolo di fuga anche se non sussistono più né il pericolo di inquinamento delle prove né quello di reiterazione del reato. Teresina Pepe, il giudice che ha condannato il 15 gennaio scorso a 5 anni e sei mesi di carcere l’ex funzionario regionale per peculato aggravato e continuato, si è presa 90 giorni di tempo per depositare le motivazioni del verdetto. E l’avvocato dell’ex dirigente dello Sprint Molise, Antonello Veneziano, attende con ansia di sapere quali siano i ‘perché’ della condanna per impugnare la sentenza. Lo aveva detto già subito dopo la lettura del verdetto, ma affinché formuli richieste precise è necessario capire i motivi che hanno indotto il giudice a decidere in tal senso. Carugno è stato giudicato con il rito abbreviato. La pubblica accusa, rappresentata in aula da Fabio Papa e Rossana Venditti, aveva chiesto sei anni di carcere e dunque il verdetto non si è allontanato di molto. L’inchiesta nasce da alcuni accertamenti eseguiti dalle Fiamme gialle che fecero emergere lo scorso anno l’appropriazione da parte di Carugno di somme ingenti di fondi pubblici destinati al sostegno dell’imprenditoria e che il funzionario era solito, invece, utilizzare per fini personali. In totale la somma ammonta a circa un milione e 400 mila euro. 

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