Nulla da fare: il giudice Teresina Pepe a Elvio Carugno – in cella da aprile scorso – ha negato anche l’uso del braccialetto elettronico. Nei giorni scorsi l’avvocato del funzionario della Regione Molise accusato e condannato in primo grado per peculato continuato e aggravato, aveva inoltrato al giudice istanza di modifica della misura cautelare in carcere negli arresti domiciliari con l’osservanza delle particolari modalità di controllo di cui all’artico 275 bis del Codice di procedura penale che disciplina il cosiddetto braccialetto elettronico. In sostanza Antonello Venenziano aveva chiesto che il suo assistito fosse ristretto ai domiciliari con l’applicazione del marchingegno elettronico che si applica alla caviglia e permette all’Autorità giudiziaria di verificare a distanza e costantemente i movimenti del soggetto che lo indossa. Nel caso di alterazione o manomissione del braccialetto, è previsto il ritorno in carcere e una pena aggiuntiva. Ma sarebbe proprio quest’ultimo aspetto che avrebbe indotto il giudice Pepe a respingere la richiesta: la paura che il braccialetto possa essere manomesso. Perché il motivo per il quale Carugno si trova ancora in carcere è proprio il pericolo di fuga. Decaduto il rischio di inquinamento delle prove nonché di reiterazione del reato, l’unico pericolo è che Elvio Carugno si dia alla fuga.
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