Due ore di camera di consiglio, poi la sentenza che ha riconosciuto il governatore del Molise Michele Iorio colpevole del reato di abuso d’ufficio. Favorì il figlio Davide affidando due incarichi esterni alla multinazionale Bain & Co per la quale lavorava. Questa la tesi del pm Fabio Papa, accolta dai giudici di primo grado che hanno inflitto al presidente della Regione un anno e mezzo di reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici per l’intera durata della pena che però è stata sospesa. Iorio è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali e al risarcimento dei danni alla parte civile – il Codacons – da liquidarsi in altra sede.
“Sono state accolte le mie richieste”, così il pubblico ministero Fabio Papa ha commentato il verdetto. “La prendo come una decisione ingiusta – ha detto invece Arturo Messere, legale di Iorio – e aspetto di vedere cosa ne pensano i giudici superiori. Faremo ricorso. Io ho le mie convinzioni e le mantengo ferme perché ritengo che il fatto non costituisca reato. I magistrati – ha aggiunto – ce li dà la nostra Repubblica, ce li manda il Padre Eterno e ce li dobbiamo tenere. Per fortuna ci sono i giudici superiori e c’è la presunzione di non colpevolezza fino alla condanna definitiva”. La vicenda per la quale Iorio è stato condannato risale agli anni 2003-2004, quando la Giunta regionale del Molise, su proposta dello stesso presidente, affidò due consulenze (una sulla realizzazione dell’autostrada Termoli-San Vittore e una sulla riorganizzazione del sistema sanitario regionale) alla multinazionale Bain & Co. Secondo l’accusa, dunque, il governatore, abusando dei suoi poteri, si fece promotore degli incarichi anche in presenza di un interesse proprio e di un suo strettissimo familiare, procurando così un vantaggio alla società.