Progettisti, tecnici, commissari di Comunità montana, dirigenti regionali: tutti assolti dalla responsabilità erariale che la procura di via Garibaldi gli aveva contestato per la mancata realizzazione della Circumlacuale. Un danno, quello ipotizzato nei confronti di 12 persone, pari a oltre 8 milioni, che però il collegio giudicante non ha ravvisato sussistente. O meglio, ha dichiarato inammissibile l’atto di citazione prodotto dalla pubblica accusa.
Incompiuta per antonomasia, la Circumlacuale avrebbe dovuto portare fuori dall’isolamento la zona del Cratere sismico collegando la Fondovalle Tappino con la strada tra Santa Croce di Magliano e la statale 87. Più di 17 milioni i fondi impegnati. Ma di metri di strada costruiti, poco più di un’ombra: pochi e inutilizzabili. La prima convenzione che prevedeva la realizzazione dell’arteria risale al 1990. Del caso si è occupata la Guardia di Finanza di Campobasso e il dossier è finito anche alla procura territoriale, oltre che a quella della Corte dei conti.
Numerose le persone coinvolte, a partire dalla ex giunta regionale guidata da Michele Iorio e poi i progettisti, il responsabile del procedimento, gli amministratori e commissari della Comunità Montana Fortore, i dirigenti della Regione. In particolare, il geometra Consiglio (rup) è stato citato in quasi tutti i procedimenti attivati per responsabilità erariale (in otto su nove). Ed è una delle questioni preliminari contestate dalla difesa (curata nel suo caso dal prof Giovanni Di Giandomenico): violando, così, il principio per cui non si può essere giudicato due volte per lo stesso fatto.
Nel giudizio definito con la sentenza pubblicata ieri sono state prese in considerazione tre perizie di variante. Una serie di operazioni e attività, comprensive di richieste di finanziamento alla Regione che però non hanno prodotto risultati perché alla fine la Regione ha revocato lo stanziamento.
Un altro punto dolente della ricostruzione dell’accusa, però, è la somma del danno erariale contestato complessivamente: più di 18 milioni, un milione in più rispetto all’importo totale della spesa. I giudici hanno anche contestato la prospettazione che conteggia come danno tutta la somma necessaria a realizzare la strada (oltre 17 milioni) come se nulla fosse stato costruito.
In definitiva, secondo i magistrati, il procedimento avviato concretizzava un utilizzo disfunzionale dello strumento processuale: per questo, fra gli altri, motivi, l’atto di citazione è stato dichiarato inammissibile.
Tra i chiamati in giudizio, oltre a Mario Consiglio, l’ingegner Giuseppe Abbamondi, Giuseppe Martino, Nicola Cefaratti, Luigi Barbieri e l’ex dirigente dei Lavori pubblici della Regione Vincenzo Di Grezia. Difeso, quest’ultimo, dall’avvocato Salvatore Di Pardo (legale anche di alcuni collaudatori) che parla di «importantissima decisione della Corte dei Conti del Molise». Aggiunge poi: «Eravamo certi che la professionalità e la serietà della Corte, il lavoro approfondito che ha condotto avrebbe portato a questa decisione». r.i.