A luglio il legale di Elvio Carugno, Antonello Veneziano, chiese al gip di sostituire la custodia cautelare in carcere con i domiciliari. Il giudice Rinaldi rigettò l’istanza; sussistevano ancora, a suo parere, tutti e tre i pericoli richiesti dal codice per privare un indagato della libertà con la misura più afflittiva: reiterare il reato, inquinare le prove e fuggire per sottrarsi alle proprie responsabilità. L’appello al riesame discusso alla vigilia di ferragosto sollecita un ripensamento. Anche perché, spiega Veneziano, l’ex direttore dello sprint – arrestato in ufficio il 4 aprile scorso per peculato, raggiunto poi da una seconda ordinanza e infine da un terzo avviso di garanzia qualche giorno fa che gli contesta anche la truffa – ha presentato domanda di pensione dalla Regione. Se uscisse, non tornerebbe al lavoro, non potrebbe più sottrarre fondi all’ente – è il ragionamento della difesa – né compromettere il quadro probatorio. Resta, però, per la procura, che ha preso parte all’udienza con il sostituto Rossana Venditti la concreta possibilità che Carugno scappi all’estero. A rivelare queste intenzioni per gli inquirenti c’è la telefonata da cui tutto è partito: intercettato nell’ambito dell’inchiesta sullo zuccherificio – in questa inchiesta Carugno è accusato di aver concesso illegalmente contributi a società del gruppo di Remo Perna che li avrebbe poi usati per acquistare le quote da Tesi – parlando al cellulare con una venezuelana, Carugno fece riferimento a mezzi per trasferire denaro all’estero A parere della difesa quella conversazione è inutilizzabile, proprio perché attinente ad altro procedimento penale ma finora è rimasta il perno dei provvedimenti restrittivi. 64 anni, funzionario regionale dal 1985, Carugno avrebbe sottratto all’ente centinaia di migliaia di euro, oltre un milione e mezzo il conto totale ma finora ancora provvisorio. Non solo i fondi dello sprint, anche quelli della ‘‘legge Sabatini’ e per l’imprenditoria femminile. Su di lui stanno indagando la Finanza e la Digos coordinate dai pm Papa e Venditti.

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