“Valutazione completamente errate che si spingono fino ad una serie di ipotesi fantasiose con l’obiettivo di dimostrare che Alessio Masella sia morto a causa di un’accidentale esplosione avvenuta tredici anni fa nel casolare di montagna di Roccamandolfi”. Con queste parole l’avvocato Carlo Moscato commenta la relazione depositata dall’Ingegnere Francesco Salvatore, comandante dei Vigili del fuoco di Pesaro, consulente incaricato dal Gip D’Onofrio per accertare cosa avvenne il 27 agosto del 1999. Come è noto la perizia di Salvatore giunge a ritenere che nel casolare si verificò un’esplosione dovuta alla saturazione di gas evaporati dalla benzina. Ne scaturì l’incendio che non lasciò scampo a Masella. Una tesi che rafforza la linea dell’avvocato Gianluca Giammatteo, difensore di Antonio Pinelli, unico imputato nel processo che si svolgerà il prossimo 4 ottobre. Giammatteo sostiene che il suo assistito non ha ucciso il cugino Alessio per poi bruciarne il cadavere. L’avvocato Moscato, che nel processo rappresenta la famiglia Masella, costituitasi parte civile, è di parere opposto e con ostinazione, grazie alla Procura Generale, è riuscito a fare ripartire da zero il processo, mutando il capo d’imputazione da omicidio colposo a omicidio volontario. Un’ostinazione che ora riporta Pinelli sul banco degli imputati dopo una prima assoluzione in primo grado. Nell’udienza del prossimo 4 ottobre le relazioni dei periti giocheranno un ruolo determinante. Quella dell’Ingegner Salvatori, secondo l’avvocato Moscato, offre un aiuto concreto alle tesi della difesa e della Procura. Per questa ragione il legale dei Masella si appresta a depositare una memoria difensiva che replica, punto per punto, alle tesi del perito del Gip. L’avvocato Moscato ci ha anticipato alcuni passaggi, partendo proprio dalla determinazione con la quale si nega l’omicidio volontario nonostante che lo stesso Ctu nella relazione abbia posto l’accento sull’incongruenza delle dichiarazioni spontanee rese da Pinelli ai carabinieri, il 28 agosto del 1999. In particolare lì dove l’imputato sostiene di avere tentato di entrare nel casolare dopo l’esplosione senza le necessarie protezioni. Neanche un Vigile del Fuoco esperto e perfettamente addestrato ci riuscirebbe, sottolinea il perito del Gip.