La Procura della Repubblica del Tribunale di Isernia si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per napoletano 25enne che era alla guida del Cessna 152 biposto, precipitato sul ramo di un albero in una vallata del territorio comunale di Pizzone. La vicenda costò la vita al 42enne Marco Casale di Casalnuovo ed ora la Procura chiederà al Gip Maria Luisa Messa di processare l’indagato per il presunto reato di omicidio colposo. Il drammatico evento si verificò il 28 agosto del 2011. Il piccolo aereo con a bordo il pilota e al suo fianco Marco Casale, intorno a mezzogiorno decollò da Pontecagnano per fare un giro turistico nella provincia di Isernia. Intorno alle ore 14 l’aereo si trovò sopra le Mainarde e improvvisamente si verificarono alcuni problemi tecnici che indussero il pilota a tentare un atterraggio di fortuna nell’area di Valle Fiorita. L’aereo raggiunse la zona di Pizzone e precipitò in una vallata, fermandosi sui rami di un albero. In quel momento pilota e passeggero erano ancora vivi anche se in una situazione di equilibrio molto instabile. L’aero era incastrato tra i rami ma al di sotto vi era un burrone. Il pilota cercò aiuto sollecitando i soccorsi con il telefonino ma non avendo campo decise di uscire dall’abitacolo del Cessna per mettersi in salvo. Lo stesso decise di fare Marco Casale il quale, però, pagò la poca esperienza. Infatti, mentre usciva dall’aereo, perse l’equilibrio e precipitò nel burrone sottostante. L’impatto con la roccia fu devastante. Marco Casale perse immediatamente la vita mentre il pilota del Cessna si salvò e fu iscritto dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Isernia nel registro degli indagati. Ora, secondo gli inquirenti, ci sono due ragioni per rinviarlo a giudizio per il presunto reato di omicidio colposo. Innanzitutto il piano di volo non prevedeva di sorvolare le Mainarde. Dunque il Cessna con bordo Marco Casale avrebbe dovuto virare a sinistra ed evitare ogni contatto con la catena montuosa. Inoltre con la decisione di uscire dall’abitacolo dell’aereo, dopo essere fortunatamente atterrato sui rami di un albero, il pilota avrebbe condizionato il comportamento di Marco Casale, inducendolo a fare lo stesso e quindi determinandone indirettamente la morte. Infine il pilota era dotato di strumenti di comunicazione e quindi avrebbe dovuto tentare con maggiore insistenza la richiesta di soccorsi. Nel corso dell’ultimo incidente probatorio il Gip Maria Luisa Messa ascoltò la relazione del consulente, l’ingegner Achille Farrace, e si riservò di decidere nel merito. L’avvocato della difesa, Roberta Boccia, invece sottolineò l’abilità del pilota che in una situazione di estrema emergenza ebbe la forza e la capacità di effettuare un atterraggio molto rischioso. Il fato, poi, causò la morte di Marco Casale.

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