No al patteggiamento per Elvio Carugno, il funzionario della Regione Molise in cella dalla scorsa primavera per essersi appropriato, secondo l’accusa, di oltre un milione di euro di soldi pubblici per scopi personali. La procura ha respinto la proposta avanzata dall’ex dirigente, che si trova in carcere dalla scorsa primavera, proposta che prevedeva quattro anni di reclusione e un risarcimento da 180mila euro (praticamente la cifra che Carugno ha ottenuto con il tfr essendo da poco andato in pensione). Sono tre i procedimenti aperti nei confronti del funzionario. Per due di questi stamattina doveva aprirsi il processo con il rito abbreviato, ma il giudice Teresina Pepe ha rinviato tutto al 20 novembre per un difetto di notifica alla parte offesa, la Regione Molise (aveva ricevuto la notifica per un solo procedimento e non per tutti e due). Secondo l’accusa Carugno, che deve rispondere del reato di peculato, è il responsabile di una lunga serie di ammanchi che si sono verificati tra il 2010 e il 2012.ß Il direttore dello Sprint, lo sportello regionale per l’internazionalizzazione delle imprese (struttura che fa capo all’assessorato regionale alle Attività Produttive) si sarebbe appropriato di soldi stanziati dall’ente pubblico per scopi personali, utilizzando carte di credito ricaricate con questi fondi e usando le stesse carte per prelevare denaro contante e per spese come ristoranti, rifornimenti di carburante, gioielli, abbigliamento, lunghe chiamate internazionali all’amante. Inoltre ha cambiato e intascato assegni circolari presso diverse banche. In queste ore l’avvocato difensore dell’imputato, Antonello Veneziano, ha intanto presentato una istanza al Tribunale delle Libertà per impugnare l’ordinanza con la quale il gip ha rigettato, per l’ennesima volta, la richiesta di scarcerazione per Carugno, negandogli anche i domiciliari. L’udienza si terrà il prossimo sei novembre.

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