Una donna dell’area matesina si è improvvisata investigatrice privata per scoprire se il marito avesse avuto delle ‘‘‘‘distrazioni’. E allora ha pensato di cercare elementi che avvalorassero la sua tesi curiosando nella posta elettronica del marito. La signora però ignorava che entrare in sistemi informatici contro il volere dell’avente diritto è un reato previsto e punito dal codice penale. I fatti risalgono a qualche anno fa: la donna presa dai morsi della gelosia e sempre più convinta che il marito la tradisse è entrata di nascosto nella posta elettronica dell’uomo, ha passato in rassegna le sue mail, controllato i mittenti e i destinatari fino a che non ha deciso di scrivere agli indirizzi della rubrica messaggi ingiuriosi nei suoi confronti del genere “Mio marito mi tradisce in internet”. Scatta la denuncia d’ufficio, perché la casella era di tipo ‘‘‘‘aziendale’ e in men che non si dica la coniuge haker, probabilmente appassionata di spy story, si è ritrovata sul banco degli imputati. La vicenda giudiziaria si è conclusa ieri l’altro con la condanna in primo grado a un anno e mezzo di reclusione con risarcimento al coniuge di 2.800 euro per danni morali e materiali. Lo stesso marito infatti era rimasto per quasi un anno senza casella di posta elettronica subendo un danno materiale e d’immagine.