I reati vanno dal falso ideologico all’abuso d’ufficio passando per la truffa aggravata
La storia viene da lontano, è quella del catamarano ‘‘‘‘Termoli jet’. E ha portato davanti al gup – per l’udienza che si terrà il prossimo 5 dicembre a Campobasso – 10 persone. Vale a dire la giunta regionale del 2005 – il governatore Iorio, gli assessori Chieffo, Vitagliano, Di Sandro e gli allora componenti dell’esecutivo De Matteis e Picciano – insieme agli imprenditori Giuseppe e Paolo Larivera, al dirigente regionale Domenico Pollice e al commercialista Sergio Rago. Tutto comincia nel 2004, quando la Regione decide di avviare un collegamento con l’altra sponda dell’Adriatico e di dar vita ad una società mista per trasportare persone, autovetture e merci in Croazia: da Termoli a Spalato, Ploce e Dubrovnik. Un anno dopo, però, la cosa si fa all’improvviso urgente, l’esecutivo Iorio nel luglio 2005 rivede la sua posizione – non si può attendere il compimento della procedura ad evidenza pubblica – e individua il partner nella Larivera Spa, specializzata in trasporti ma fino a quel momento solo su gomma. A dicembre di sette anni fa Regione e Larivera fondano la Ltm Spa. Il privato conferisce un ramo d’azienda il cui valore – secondo i rilievi del pm Fabio Papa – viene sovrastimato dal perito Sergio Rago e stabilito in un milione e 645mila euro.
La regione invece investe, lo fa con i soldi dell’articolo 15, e immette nel capitale della Ltm 6 milioni e 800mila euro acquisendo il 49% delle quote. Oltre 5 milioni sono in conto sovrapprezzo azioni. L’operazione viene bocciata dalla giustizia amministrativa, Tar e Consiglio di Stato, dopo il ricorso della Snav, ma nonostante ciò la Regione tiene in piedi la società. Anche per gli inquirenti – nella cui ricostruzione un ruolo centrale nella vicenda è assegnato ad Antonio Chieffo – l’amministrazione regionale procura un ingiusto vantaggio patrimoniale di rilevante entità a Larivera sulla base di motivazioni false dirette ad eludere le norme sulla contrattazione. Sarà il giudice Elena Quaranta a stabilire se i dieci indagati per la presunta truffa del catamarano dovranno essere processati.