Nel 2007 il Pil pro capite del Molise era pari a 21.730 euro, nel 2015 19.304. Maglia nera alla regione nel dossier della Cgia di Mestre.
La Cgia ha messo a confronto quattro indicatori. Nel caso del Pil, il Molise fa registrare la diminuzione maggiore rispetto agli anni pre crisi (-11,2%). Riguardo al tasso di occupazione (in questo caso il confronto è 2007-2016) la riduzione è stata dell’1,7%. La disoccupazione è passata dall’8,1 al 12,8% (+4,8). Resta indubbiamente un dato da emergenza quello relativo alla popolazione a rischio povertà (nel 2015 il 31,7%) ma fa segnare una contrazione: nel 2007 il dato era del 33%.
In generale, comunque, in questi ultimi anni di crisi, il divario economico e sociale tra il Nord e il Sud del Paese è aumentato.
In termini di Pil pro capite, ad esempio, se nel 2007 il gap era di 14.255 euro (nel Settentrione il valore medio era di 32.680 e nel Mezzogiorno di 18.426 euro), nel 2015 (ultimo anno in cui il dato è disponibile a livello regionale) il differenziale è salito a 14.905 euro (32.889 euro al Nord e 17.984 al Sud, pari ad una variazione assoluta tra il 2015 e il 2007 di +650 euro).
«Uno spaccato sul Sud e sul Molise che si discosta molto dal Rapporto 2016 della Banca d’Italia», commenta l’esponente di Sinistra italiana Michele Petraroia. Studi ineccepibili entrambi, precisa poi, ma giungono a risultati diversi: «La Cgia di Mestre lancia l’allarme sul rischio povertà a cui va incontro un meridionale su due e assegna al Molise la maglia nera nel calo del reddito medio pro-capite con un meno 11% che attesta un disagio crescente che meriterebbe una maggiore considerazione istituzionale ad ogni livello». A suo parere è necessario restituire priorità politica alla questione meridionale. Pollice verso dell’ex assessore, oggi proiettato verso l’alternativa a Frattura che l’Ulivo 2.0 di Ruta sta cercando di costruire, per l’azione (o meglio, le mancate azioni) del governo nazionale. E conclude: «Il Molise di suo ci aggiunge il blocco delle borse lavoro per i 1.400 disoccupati di lunga durata, lo storno di 13 mensilità di mobilità in deroga a danno di 1.744 operai disoccupati, il blocco del Fondo nazionale per la non autosufficienza 2015 per l’80% di 426 disabili gravi e l’esclusione dalla sperimentazione del Ministero del Lavoro sull’assegno di ricollocazione occupazionale».

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