La Regione Molise non può restare a guardare, deve farsi sentire a Roma dove in questi giorni, in Commissione Bilancio a Palazzo Madama, si stanno discutendo le caratteristiche dei territori in cui potranno essere insediate le Zone Economiche Speciali. Il pressing di Cgil, Cisl e Uil è nei confronti del governo Frattura e della delegazione parlamentare molisana. Le Zes hanno l’obiettivo di attrarre investimenti esteri o extra-regionali, attraverso incentivi, agevolazioni fiscali, deroghe e normative. Nel mondo se ne contano circa 2.700, in Cina e a Dubai gli esempi più noti. In Europa sono una settantina, 14 delle quali istituite in Polonia. E proprio la Polonia rappresenta uno degli esempi più citati e invocato come modello anche per l’Italia.
Il Molise può beneficiare di questa opportunità, ma bisogna essere determinati, dice la Triplice che spinge la politica a darsi da fare per partecipare al tavolo di confronto per «determinare gli eventi e non subirli».
Anche da noi le Zes possono essere realizzate, ma – avverte il sindacato – molto dipenderà dall’esito del confronto in atto sul decreto per il Mezzogiorno.
I segretari confederali nazionali di Cgil, Cisl, Uil nei giorni scorsi hanno già inviato una lettera al ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, e alla Commissione bilancio del Senato. Queste le loro richieste condivise anche dal sindacato molisano: «L’istituzione delle Zone Economiche Speciali è un provvedimento importante per lo sviluppo economico nei territori meridionali, ma aver previsto la costituzione di Zes solo in aree che comprendano almeno un’area portuale collegata alla rete transeuropea dei trasporti, può tagliare fuori alcuni territori, come ad esempio le aree interne o aree di crisi che ne avrebbero invece bisogno per il rilancio del loro sistema produttivo».
La zona di Termoli, che pure è stata sbandierata all’inizio come Zes in virtù del porto, oggi non compare nella mappa. L’azione intrapresa e sostenuta dal sindacato a livello nazionale potrebbe consentire di realizzare in Molise una o più Zes: nell’area di crisi complessa Venafro-Isernia-Bojano, nell’area di crisi non complessa del Basso Molise, in altre zone interne. Ma «per questo la Regione e i parlamentari molisani devono battersi perché passi questa diversa definizione, sostenuta dal sindacato, dei territori potenzialmente interessati alle Zes» sollecitano Spina, Notaro e Boccardo. Cgil, Cisl e Uil regionali spingono anche per incrementare la quantità e la qualità degli investimenti suggerendo al legislatore nazionale alcune clausole per le imprese: come il rispetto di mantenere per almeno cinque anni, dopo il completamento dell’investimento, la propria attività nell’area della Zes e l’obbligo di garantire l’occupazione sempre nel medesimo periodo.
«Di tutto il Molise può avere bisogno – ribadiscono i leader locali di Cgil, Cisl e Uil – ma non certo di imprenditori che, afferrato il malloppo, se ne scappano, come successo in passato, lasciando dietro di sé disoccupazione e disagio sociale o portano altrove le opportunità di sviluppo economico».