Sono 55 le aziende italiane in amministrazione straordinaria, gestite da commissari su mandato del ministero dello Sviluppo, da almeno dieci anni. Se n’è occupato ieri il Corriere della Sera, che ha calcolato – in base a dati del Mise – che in totale sono 145 in totale le realtà in amministrazione straordinaria – una procedura che mette un’impresa insolvente nelle condizioni di proseguire o riaprire l’attività – e tra queste c’è il gruppo molisano Ittierre (l’odissea ha inizio nel 2009).
In lista, fra quelle che in Purgatorio sono finite molto tempo fa, Parmalat, la vecchia Alitalia (nel frattempo in amministrazione straordinaria c’è anche la nuova), più recentemente l’Ilva.
Si sa quando entrano in tribunale, queste aziende, ma non quando escono. Il ministro Calenda ha fissato incentivi per i commissari che chiudono la vendita entro un anno dall’approvazione del programma, allo stesso tempo ha dato un giro di vite ai compensi dal punto di vista della trasparenza. Quello del commissario è diventato un ruolo talmente appetibile che, spiega nell’articolo Federico Fubini, ai bandi per un posto si presentano in 200.
Alcune delle imprese nel limbo sono rinate, altre no. Accanto al gruppo Ittierre, l’elenco del Corsera riporta una “cessione”. Verosimilmente alla Oti (con fitto di ramo d’azienda), che però ha già cessato l’attività. Con le conseguenze che ogni giorno la stampa documenta e che 39 dipendenti stanno scontando sulla propria pelle.

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