La lettera scritta dall’avvocato Arturo Cancrini finirà sulla scrivania della neo eletta Ursula von der Leyen, prima donna al comando della Commissione europea, e su quelle dei Ministri dell’Economia Tria e dello Sviluppo economico Di Maio. Per conoscenza la missiva va anche Cantone dell’Anac e la Corte dei Conti.
È formalmente una manifestazione di interesse di aziende che non versano in procedure concorsuali, e dunque sane, affascinate dall’idea di costituire con lo Stato – per il mezzo di Cassa Depositi e Prestiti – un polo italiano delle costruzioni.
È sostanzialmente una dura presa di posizione nei confronti di un’idea avventurosa di Salini Impregilo che, coinvolgendo Cdp, il polo italiano delle costruzioni vorrebbe formarlo con altri gruppi, quasi tutti in concordato preventivo e fallimentare. Aziende decotte che non pagano i fornitori e rischiano di provocare il fallimento – per crediti – di chi è a valle della filiera, generando centinaia di licenziamenti.
L’idea si chiama Progetto Italia. E prevede la regia di Salini Impregilo che si impegnerebbe a versare, in quella che viene definita la ‘Nuova Iri delle costruzioni’ poco più di 200 milioni di euro, lasciando a Cdp – cioè allo Stato, cioè a noi – l’onere di contribuire con 600 milioni per rilevare il tutto ed entrare nel nuovo soggetto che salverebbe le commesse delle aziende decotte, lasciando invece confluire nella solita bad company perdite e debiti, di fatto inesigibili.
Progetto Italia, dunque, non piace (eufemismo) al mondo delle costruzioni che con la lettera di Cancrini, sottoscritta da numerose imprese, di fatto si ribella a quella che sarebbe una grave ingiustizia, che configurerebbe una profonda modificazione delle dinamiche concorrenziali e degli aspetti del mercato, anche pubblico, delle costruzioni.
Per di più la costituzione di un polo delle costruzioni con denaro pubblico non può avvenire nel dispregio dei principi di trasparenza, pubblicità e concorrenza. E non tenendo nella minima considerazione imprese dell’indotto dei grandi gruppi che invece sono ancora sane e con operazioni come ‘Progetto Italia’ rischiano concretamente il default. Insomma un pasticcio all’italiana da scongiurare per non destabilizzare definitivamente un settore, quello delle costruzioni, già devastato dalla congiuntura economica.

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