Si scaldano i motori allo stabilimento Fiat di Termoli e l’attenzione a Rivolta del Re non è solo per l’ormai imminente tornata elettorale interna, che a fine gennaio vedrà operai e impiegati chiamati a rinnovare la rappresentanza sindacale aziendale. Senza dubbio il lancio dell’amministratore delegato Sergio Marchionne ha impresso alla Fiat-Chrysler una svolta autentica anche per l’impatto sul mercato occupazionale italiano.
Da casse integrazioni ordinarie e straordinarie, si passerà alle nuove assunzioni e solo per il sito di Melfi (Sata il nome della società) si prevedono almeno mille nuovi posti di lavoro, a cui affiancare 350 trasferimenti dalle fabbriche di Cassino e Pomigliano D’Arco e con un indotto che potrebbe raddoppiare questa cifra. Ma a guardare non resterà nemmeno lo stabilimento Fiat di Termoli, poiché è chiaro che uno dei motori di nuova generazione che andranno a equipaggiare o la nuova 500 sportiva o il jeep Renegade verranno sfornati in riva all’Adriatico, da qui l’auspicio che anche in Molise cominci a soffiare un vento diverso. Su queste novità di non poco conto, è intervenuto il segretario provinciale della Uilm Antonio Di Pardo, che ha così ripreso la parola dopo alcuni mesi in cui ha voluto fungere più da osservatore.
“Il giro di vite a cui stiamo assistendo, finalmente, è il frutto di scelte e politiche lungimiranti che hanno sempre approcciato alle relazioni industriali con spirito costruttivo, mai demolitivo, sterile e strumentale. Se oggi possiamo affermare con certezza come Fiat-Chrysler tornerà seriamente a incentivare lo sviluppo in Italia lo possiamo fare anche grazie a chi come noi ha voluto sempre legare l’azione sindacale alle virtù del territorio”.
La deriva cosiddetta partecipativa non gode dell’unanimità dei consensi, basti vedere come sono diverse le posizioni assunte da chi non è firmatario del contratto nazionale di categoria dell’ormai ex Lingotto, ma Di Pardo accarezza solo il tema, senza sviscerarlo come fatto in precedenza diverse volte. “Abbiamo investito sul territorio, senza mai perdere di vista i veri obiettivi, cioè la salvaguardia dei livelli occupazionali. Abbiamo siglato gli accordi che hanno saputo modulare la flessibilità in funzione del periodo storico vissuto in fabbrica, scommettendo sul cambiamento industriale da parte della Fiat. Il 2015 sarà dunque l’anno del raccolto, non solo per Melfi. Al di là delle polemiche, la nostra linea si è dunque affermata, anche quando sembrava che andavamo contro una certa realtà industriale. Il lavoro svolto ha portato e porterà buoni risultati”. L’auspicio è che Termoli potrà essere di nuovo al massimo dell’occupabilità, quando a fronte dei 2390 addetti di oggi, si veleggiava a 3.600.
“Oggi vediamo che in azienda ci sono dei movimenti, dei cambiamenti sulle linee, ciò significa che nuovi prodotti dovranno esserci affidati e con loro la speranza di un domani migliore, per le future generazioni”.
Dopo una lunga crisi di agonia speriamo che tutto vada a gonfie vele Buon Natale a tutti
Magari trovassi un po di lavoro