Il tema della riorganizzazione del servizio “inesitate” – vale a dire raccomandate e pacchi che l’addetto alla consegna non riesce a recapitare a domicilio – la Cisl Poste lo aveva affrontato in una precedente nota di qualche giorno fa. Attualmente, almeno per quel che concerne Campobasso città, quando il postino non trova nessuno per recapitare una raccomandata, l’ascia un avviso. Il ritiro avviene da quel momento in poi a cura del destinatario, mediante l’esibizione dell’avviso presso l’ufficio all’uopo allestito in via San Giovanni. Ovvero, al piano terra del palazzo che ospita anche le aule del Tar Molise. L’ufficio è dotato di ampio parcheggio. E poiché è deputato solo a tale tipo di servizio, il ritiro avviene in tempi rapidi (rispetto ai tempi biblici che spesso lamentano gli utenti delle Poste).
A quanto pare, però, i vertici di Poste italiane stanno pensando di rivedere la modalità di ritiro delle inesitate. Secondo quanto riferito da D’Alessandro della Cisl, ciò avverrà mediante la soppressione l’ufficio di via San Giovanni e affidando l’incarico della consegna di pacchi e raccomandate non recapitati ai vari uffici dislocati sul territorio.
Il segretario interregionale della Cisl Poste torna in queste ore sull’argomento, affermando che «ancora una volta, come volevasi dimostrare, l’arroganza e l’incompetenza dell’azienda sta generando, con l’avvio unilaterale del nuovo progetto inesitate, ulteriori disservizi che penalizzano la clientela di Poste, l’immagine stessa dell’azienda e la tenuta occupazionale del settore. Grazie all’azione tempestiva delle nostre strutture territoriali, già interessate a questa riorganizzazione, che hanno intrapreso conflitti di lavoro, sono stati evidenziati i limiti del progetto sia in termini organizzativi che gestionali. La volontà, a tutti i costi, di realizzare riorganizzazioni senza un adeguato confronto con il sindacato – scrive D’Alessandro in una nota -, ha certificato che l’azienda a livello centrale disconosce la realtà in cui operano i servizi a livello territoriale. Con l’avvio dei conflitti a livello regionale, in assenza di risposte certe, sarà inevitabile lo stato di mobilitazione della categoria. Le responsabilità di quanto sta accadendo – conclude il segretario – ricadono, solo ed esclusivamente, sui responsabili aziendali, che ne dovranno rispondere nei confronti dei cittadini e delle istituzioni locali».

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