Cinquanta miliardi e 694 milioni di ore di lavoro non retribuite. Sono quelle effettuate dalle casalinghe italiane. Lo attesta l’Istat.
«Sono oltre 7 milioni e 330mila donne, 560mila straniere, oltre la metà non ha mai svolto un altro lavoro avendo dedicato, appunto, ai lavori domestici tutta la propria attività quotidiana. Come immaginabile, la situazione economica delle casalinghe è spesso peggiore di quella delle donne occupate considerato che vivono in famiglie monoreddito, maggiormente esposte al rischio di povertà, soprattutto nel Sud», commenta la segretaria regionale della Uil Tecla Boccardo.
In Molise sono oltre 38mila le casalinghe, la maggior parte ha oltre 60 anni. Quasi sei su dieci hanno dichiarato all’Istat di avere una o più patologie croniche e quasi il 45%, in linea con il dato nazionale, lamenta difficoltà economiche nel nucleo familiare. Un dato è superiore, seppur di poco, a quello nazionale: la soddisfazione per la vita che conducono.
Dal punto di vista politico e normativo, però, nulla è cambiato nonostante molti governi si siano ripromessi di avviare una seria discussione che giungesse a tutele serie e alla legittimazione formale della figura della casalinga. L’unico appiglio resta il principio sancito dalla Corte costituzionale nel 1995: il lavoro familiare è attività lavorativa vera e propria e pertanto da tutelare in tutte le sue forme.
«Considerati i numeri che abbiamo davanti – riflette Boccardo – i tempi sono più che maturi sia per migliorare il trattamento previdenziale che la prevenzione e la copertura degli infortuni domestici. Il lavoro familiare rappresenta un bene concreto e quantificabile per l’intera società, non solo per gli aspetti gestionali, educativi, assistenziali e morali, ma anche economici».
Le donne svolgono principalmente il lavoro casalingo e «possono essere determinanti per un futuro migliore del Molise. Rendere poi più facilmente abbinabile questa attività con il lavoro svolto fuori casa, coniugandone tempi di lavoro e tempo di vita, offrendo supporti sociali alle necessità delle famiglia sarebbe davvero un bel traguardo. L’auspicio – conclude Boccardo – è che si creino sia i presupposti culturali per condividere lavoro “tradizionale” e domestico, sia allargare le tutele e i giusti riconoscimenti a chi sceglie o si vede costretto a dedicarsi a tempo pieno alle faccende domestiche e offrire opportunità occupazionali “fuori casa” anche alle tante donne molisane».

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