Consigliere regionale ‘surrogato’ per due anni, Antonio Tedeschi non ha maturato «alcun diritto» a «vedersi nominato supplente». Secondo i giudici del Tribunale di Campobasso, al più «vantava una mera aspettativa alla supplenza secondo la legge elettorale all’epoca vigente». L’ordinanza depositata ieri respinge quindi il ricorso dell’ex consigliere dei Popolari per l’Italia nei confronti dell’assessore Vincenzo Niro e lo condanna alle spese (4.151 euro quelle liquidate a cui si aggiungono quelle dovute per legge).
Davanti al collegio presieduto da Enrico Di Dedda la vicenda è finita dopo che il Tar, a cui Tedeschi si era rivolto in prima battuta, si è dichiarato incompetente. Così, i legali Giuseppe Ruta, Margherita Zezza e Massimo Romano hanno proposto il ricorso al Tribunale civile. I fatti ebbero grossa eco. Ad aprile del 2020 il presidente della Regione Donato Toma revocò la giunta, i surrogati Tedeschi, Scarabeo, Matteo e Romagnuolo tornarono primi dei non eletti perché gli assessori non erano più tali. Con la legge di stabilità, qualche giorno dopo, il Consiglio eliminò la surroga. Quando Toma ricostituì l’esecutivo, con gli stessi assessori, questi non erano più incompatibili.
Secondo Tedeschi e i suoi legali, la norma che ha cancellato la surroga non può avere efficacia da questa stessa legislatura se non alterando le regole della competizione elettorale e l’affidamento dei candidati.
L’assessore Niro si è costituito con l’avvocato Giacomo Papa chiedendo il rigetto della domanda perché infondata. Così l’ha ritenuta il collegio. Quando Niro è stato rinominato assessore, la norma in vigore era quella modificata, cioè senza più la surroga. «Siamo chiaramente soddisfatti perché, dopo gli attacchi in cui si erano invocati attentati alla democrazia, il Tribunale ha sancito con serenità che quanto deciso dal Consiglio regionale ad aprile 2020 è legittimo», il commento dell’avvocato Papa.
Al Tribunale civile, più di recente, si era rivolto pure Filoteo Di Sandro. Primo dei non eletti di Fdi, ha sostenuto nel ricorso presentato dagli avvocati Zezza e Romano, che da quando il 20 luglio 2020 Quintino Pallante è entrato in giunta lui ha diritto di sostituirlo in Assise perché l’abrogazione della surroga non può che avere effetto dal prossimo mandato.
Il collegio, con giudice estensore Napolitano, ha confermato il proprio orientamento, accogliendo la tesi dell’avvocato Fabio Baranello che ha assistito Pallante: la disposizione che modifica la norma elettorale in termini di cause di incompatibilità è entrata in vigore, legittimamente, il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Burm. Nessuna alterazione del risultato elettorale, caso mai la cancellazione della surroga comporta «la presenza in Consiglio dei candidati che sono risultati effettivamente eletti». Di Sandro pure è stato condannato alle spese (3.500 euro più le altre di legge). Mentre è stata respinta la richiesta di risarcimento avanzata nei suoi confronti da Pallante per lite temeraria.
r.i.

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