Il problema è che Teresio Di Pietro vorrebbe evitare di fare la fine della bella di Torriglia. Che, insomma, tutti la vogliono ma nessuno se la piglia. “Io vi ringrazio di aver scritto che l’Udc è corteggiatissima però bisogna dire che inviti ufficiali non ne abbiamo ricevuti da nessuno”. Chiacchierando poi si capisce che, forse aiutata anche dal ritorno di Berlusconi e dalle dichiarazioni di Bersani – “dopo il voto apro al centro” -, la consapevolezza di un’intesa vicina con il Pd c’è. “Certo, alla foto di Vasto noi preferiamo l’istantanea della Sicilia”, precisa. E tutti alla ricerca di un ‘‘Crocetta possibile’. Nomi non ne facciamo, alza il muro il segretario dell’Udc. Dal centrodestra – e ricorda “che abbiamo contribuito a fondare” – un “silenzio assordante”. Tranne la riproposizione del presidente Iorio, di cui il capo dei centristi in Molise riconosce la legittimità, nessun altro dalla coalizione ancora al governo ha battuto colpi. Tanto che il Di Pietro (finora) di centrodestra si chiede: “Esiste ancora il Pdl in Molise? Con chi mi devo confrontare, con Iorio o con Di Giacomo?”. Questioni non da poco, perché così mette il dito nella piaga. Ma ripartendo, a che punto siamo? “Siamo che noi, come detto più volte, siamo al di fuori degli schieramenti”, ripete. Domenica incontrerà Lorenzo Cesa, in visita a Macchia d’Isernia per una manifestazione di beneficenza. “Ne approfitto per fare con lui il punto della situazione”, conferma Di Pietro. Le evoluzioni sono molte. Nel Lazio Pd e Udc si corteggiano concretamente, tanto che il Pdl si è sentito in dovere di tornare alla carica. Si vota il 17 febbraio e sarà election day. Stavolta Casini non concederà deroghe locali, questo i centristi molisani l’hanno capito subito. A livello nazionale si lavora alla costruzione della ‘‘Lista per l’Italia’. Dentro ci sarebbe pure Fli, a voler essere precisi. Che qui in Molise sta con Massimo Romano. “Eh…”, commenta Teresio Di Pietro. Ognuno conosce le cose di casa propria, quindi gli udiccini si rimboccano le maniche. “Non stiamo in attesa di una chiamata, o di capire dove si vince. I comitati provinciali si sono già riuniti. Tempo qualche giorno e prenderemo iniziativa e decisioni, non si può restare immobili. Alla fine dei conti abbiamo sì e no un mese per comporre le liste. E per farlo c’è bisogno di definire la collocazione di un partito”, snocciola le prossime mosse. Sotto l’albero di Natale, perché nella calza della Befana sarebbe tardi, l’Udc si esprimerà anche in Molise. Intanto sul tavolo ci sono un paio di opzioni (perché la terza, quella in cui gli uomini di Casini restano nel centrodestra – dove hanno assessorati e incarichi, a cominciare da Velardi e Di Pietro – pare al momento marginale). O l’Udc si fa promotrice di un rassemblement (per dirla alla Berlusconi) moderato, catalizzando i centristi di entrambi i poli (e qualcuno subito pensa, per esempio, a Chieffo candidato presidente) oppure sceglie di “organizzare il campo dei moderati” per confluire in un’alleanza modello Sicilia con il Pd e il resto del centrosinistra. “Se è successo in Sicilia non sarebbe uno scandalo che accadesse pure qui, io non lo posso escludere”, ammicca Di Pietro. L’importante è smuovere le acque, finora limacciose. Perché pure ‘‘di là’, nel centrosinistra c’è un “puzzle che non si compone” con un dualismo Romano–Frattura che per Teresio Di Pietro resta immanente. Però con Leva e compagni c’è stato un “pour parler”. Con il centrodestra, chiacchiere nel Transatlantico a parte, neanche quello. “Non aspetteremo con il cerino in mano a rischio di scottarci, anche perché ci sono gli adempimenti da portare avanti”, chiude Di Pietro. Le firme, le liste… con cui l’Udc si è già scottata. R.I.

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