Ospite dell’associazione FareItalia Molise, Adolfo Urso ha espresso il suo punto di vista sulle prossime politiche: “La necessità di un cambiamento deriva dalla volontà di rinnovare il centrodestra attraverso un’area che si rifà al Partito Popolare Europeo in grado di coalizzare le espressioni moderate presenti nel Paese. Domani (oggi, ndr) a Roma terremo un’iniziativa promossa da associazioni e fondazioni che fanno riferimento al Ppe per riaffermare la necessità di proporre agli elettori un programma diametralmente opposto rispetto al programma d’una sinistra arroccata sulle posizioni di Bersani e Vendola. Che sia un’alternativa credibile ed autorevole nello spirito del Ppe”. Urso nel suo intervento ha parlato anche del futuro di Mario Monti: “Ben venga un Monti bis, purché sia un Monti politico. Purché sia espressione di quell’area capace di ricomporre la corrente riformista alternativa alla vecchia sinistra. E’ un qualcosa che chiede all’Italia anche l’Europa. Occorre un percorso che rappresenti la maggioranza degli italiani che oggi sono sgomenti e sempre più spesso si rifugiano nell’antipolitica o nell’astensionismo. E’ un percorso collettivo che nel ’93-’94 ha già offerto frutti positivi”. Immancabile il riferimento alle prossime regionali: “Anche in Molise deve prevalere un’area popolare affinché si possa avere una proposta di rinnovamento e di ricomposizione della famiglia popolare. A maggior ragione in Molise, regione che s’è dimostrata propizia ai programmi innovativi proposti dal centrodestra”. Ed infine la posizione di FareItalia rispetto a Iorio: “Ha governato per lungo tempo. Si può ragionare con un suo contributo per l’espressione di una politica nuova e diversa, in grado di esprimere quel rinnovamento che i molisani chiedono da tempo”. Allo stesso tavolo anche il governatore abruzzese Chiodi, la cui madre è campobassana. Per lui tornare nel capoluogo molisano è come rituffarsi nella sua infanzia: “I miei nonni vivono a Campobasso. Ed ho trascorso qui tutte le feste comandate. Ogni volta che è stato possibile, sono tornato in Molise. Ho ricordi meravigliosi legati alla mia adolescenza. Per riassumere posso dire: qui mi sento a casa perché questa è casa mia. Purtroppo il mio impegno mi assorbe molto. Sono stato il governatore del terremoto in Abruzzo, il presidente della crisi più grave dal ’29, del post sanità commissariata che non offriva ai cittadini la possibilità di una assistenza adeguata. Io oggi, ripassando per il centro della città, ho rivisto i luoghi più cari della mia memoria”. Chiodi, a conclusione del suo intervento, ha anche parlato di una unificazione tra Abruzzo e Molise, invocata da più parti: “Io sono, come detto, per metà molisano e per metà abruzzese. Per me sarebbe il non plus ultra. Oggi un sistema che vive su 300mila abitanti non sta più in piedi. Sul piano del federalismo è un qualcosa di drammatico. 136 comuni possono essere un patrimonio sotto il profilo della ricchezza culturale, ma sul versante gestionale è un qualcosa che non sta più in piedi. Sono processi che non possono essere efficaci. Credo sia necessario rivedere il sistema delle Province. L’Abruzzo ne ha già proposto il completo azzeramento. E dobbiamo soprattutto rivedere i confini regionali. Abruzzo, Molise e Marche è una dimensione minima per governare i processi di sviluppo. Molise e Abruzzo uniti sono ancora troppo piccoli”.