Il Molise per Oscar Giannino è un sistema da smontare. E ‘Fermare il declino’ – ora il partito si chiama ‘Fare per fermare il declino’ – alle regionali ci sarà. “Ci siamo attrezzati per esserci, siamo pronti a raccogliere le firme”. Il ragionamento è con Massimo Romano e il suo movimento ‘Per cambiare davvero’, l’obiettivo è sostenerlo nella corsa, Giannino lo dice chiaro. “Il nostro è un tentativo – con chi si è già impegnato in questi anni al di fuori delle finte opposizioni al governo di Iorio – di dare una fortissima spallata a questo sistema, che è fatto di intrecci personali, che hanno rallentato l’economia del Molise e hanno portato ad una spesa inefficiente e a totali insuccessi nelle società controllate”, circoscrive il raggio. La platea è ampia: militanti e supporter di Romano, curiosi e critici del centrodestra, chi dissente dal centrosinistra. In prima fila anche il prof Giovanni de Gaetano, direttore dei laboratori di ricerca della Fondazione Giovanni Paolo II fino a poche settimane fa. Tra il pubblico si notano Marco Tagliaferri, ex primario del Vietri e forse ex Progetto Molise, il presidente della Banca delle Province molisane Luigi Sansone, suo figlio Giulio che con Romano si candiderà, il consigliere comunale di Riccia Maurizio Moffa. Ad ascoltare – “mi hanno invitato” – anche Alessandro Amoroso, vice coordinatore regionale del Pdl. Mezzo’ora dopo l’inizio fa capolino pure Roberto Fagnano, ex direttore generale della Sanità in Regione. L’elenco non è assolutamente esaustivo. In sala anche Gianluca Cefaratti, Donato D’Ambrosio (consiglieri provinciali di Fli a Palazzo Magno, dove Cefaratti è presidente dell’Assise), Federico Liberatore, Adriana Izzi, tutta Costruire democrazia, Nicola Lanza di Laboratorio Progressista, imprenditori come Mascioli, avventizi dello Zuccherificio. Condividono, Romano e Giannino, la lettura del Sistema Molise. “Dobbiamo invertire il paradigma economico, c’è bisogno di responsabilità da parte di chi si candida a governare la regione e di chi con la Regione ha rapporti. Diciamoci tutto prima, per non avere sorprese. Eppoi decidiamo cosa vogliamo fare, proponiamolo ai cittadini con una clausola irrinunciabile: se non ci riusciamo togliamo il disturbo”, chiude il suo breve intervento introduttivo, in cui declina la vertenza che intende avviare con lo Stato contro le super tasse pagate dai molisani a causa del debito nella sanità. Il tema è pure di Giannino che allo Stato chiede di “metter mano a quel che ha per abbattere il debito pubblico invece di continuare a mettere le mani nelle tasche della gente”. Giornalista economico, liberista ma anche anticasta, Giannino descrive così questa terra di mezzo: “In Molise c’è una scacchiera in cui i pedoni dopo aver giocato dalla parte dei bianchi si danno un po’ di vernice e passano dalla parte dei neri. Qui la connivenza dei vecchi partiti è evidente, sta nelle partecipate, nei soldi spesi per la sanità, in un commissario nominato dal governo inadempiente rispetto al piano di rientro. E i molisani pagano le tasse più alte d’Italia”.