Quattro nel 2011. Cinque, potenzialmente, nel 2013. Sono i candidati alla carica di governatore del Molise. Per alcuni c’è la certezza ufficiale, per altri la riproposizione caparbia – salvo decisioni diverse dell’ultimo minuto, altri ancora – pur scivolati nel basso profilo – aleggiano nei ragionamenti tanto da far concludere “sarà lui il candidato alla fine”. E poi c’è il pezzo da novanta, outsider voluto dal centro – ma non dai centristi ribelli a quanto pare – che accarezza l’idea.

Cannata. A Roma ha amicizie forti, personali e politiche in senso lato, a destra e a sinistra, nel Pdl – dove per capirci ha ottimi rapporti con l’ex ministro Fitto – come nel Pd. E ovviamente fra i moderati. Stimato da tutti, con il ministro Profumo – raccontano – gli basta un sms per avere quanto meno un’interlocuzione. Pure in Molise in tanti pensano a lui, anche se poi nessuno esce allo scoperto. In particolare, Cannata gode di consensi nel fronte che ha come riferimento l’esperienza del governo Monti, da Italia Futura di Montezemolo (che in Molise ha in Michele Scasserra il suo uomo forte) in poi. L’ipotesi potrebbe essere quella che scompagina il quadro.

Frattura. Può contare su Idv, Psi, Comunisti italiani e Sel. Chi poteva cambiare le cose, cercando di tenere tutti dentro – anche Romano che proprio sulla leadership dell’architetto aveva posto un veto insuperabile – era il Pd. Il segretario Leva aveva proposto le primarie. Ma quelle per il Parlamento hanno cambiato le cose. Lui e Ruta sono in corsa per provare a conquistare il Parlamento. E di un’alternativa a Frattura non si è parlato più. L’endorsement per lui è arrivato dai democratici renziani. Il silenzio degli altri, ad oggi, pare un assenso.

Romano. Ha messo insieme un gruppo nutrito di persone di varia estrazione politica, aggregati dal manifesto ‘Per cambiare davvero’. Si va dalla sinistra di Adriana Izzi e Domenico Di Lisa, alle esperienze civiche di Costruire democrazia, a chi guarda con favore al movimento arancione di De Magistris. Poi vi ha innestato il dialogo con i liberisti anticasta di Oscar Giannino. Dentro c’erano già gli (ex?) esponenti di Futuro e Libertà Gianluca Cefaratti e Donato D’Ambrosio, amministratori comunali e provinciali. In corso Vittorio Emanuele Romano ha il comitato elettorale, chiuso solo per le feste.

Iorio. Nella stessa strada – per i campobassani ‘Il Corso’ – c’è il Laboratorio d’incontro inaugurato per avere un contatto diretto coi cittadini. Con i partiti del centrodestra la ‘relazione’ è un po’ più complicata. Ottenuto il via libera dal Pdl nazionale alla sua ricandidatura in un summit con l’inviato speciale Fitto e i parlamentari, ora deve fare i conti con il rassemblement dei centristi (Udc, Adc e Udeur) che chiedono discontinuità e rinnovamento anche al vertice del centrodestra e, anzi, guardano ben oltre lo steccato affidando al dialogo Pd-Udc (altalenante nell’intensità ma sempre presente) le speranze di un’altra alleanza. Resta in silenzio, emblematicamente, l’eurodeputato del Pdl Aldo Patriciello, che gli osservatori dicono candidato al Parlamento nazionale in un collegio blindato in Campania (pare Caserta) che pure si è ‘guadagnato’ lavorando da Bruxelles anche per quella zona. Non è escluso che Iorio alla fine decida per un’uscita morbida – il Senato – che agevolerebbe il ricambio nella leadership per le regionali. E lì, inutile girarci intorno, si aprirebbe la guerra vera nel centrodestra.

Federico. L’unico senza se e senza ma. Candidato dopo le ‘governarie’ celebrate qualche settimana fa tra i 5 Stelle e con le liste provinciali già pronte. Sta raccogliendo le firme con gli altri nelle piazze.

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