Da sette anni lontano dalla politica, Giovanni Di Stasi torna in pista con una prova assai deludente: solo quarto, in ordine di voti, alle primarie del Pd. Ma l’ex presidente della Regione di centrosinistra non ci sta a prendersi per intero le responsabilità di questo mezzo tonfo popolare e spara sui vertici del partito democratico che hanno gestito ad uso e consumo le consultazioni, tenutesi nel più stretto riserbo. E in una nota spiega i limiti della competizione appena archiviata che ha invece blindato la candidatura di Ruta e Leva al Parlamento. “Il 29 dicembre ho concorso alle primarie indette dal Pd, da sempre il mio partito, per la scelta dei candidati molisani al parlamento nazionale. L’ho fatto – scrive Di Stasi – per sottolineare il mio dissenso rispetto alle scelte dei vertici regionali del Pd, che non ho condiviso e che continuo a non condividere. L’ho fatto, soprattutto, nell’intento di indicare una prospettiva e un percorso alternativi. Com’è noto, non è stato possibile né confrontarsi, né comunicare in alcun modo idee, progetti e strategie politiche. Si è votato nel più totale silenzio e con modalità discutibili e, anche per questo, le posizioni dei dirigenti-candidati sono state validate dagli elettori delle primarie. Ne prendo atto, ma continuerò a battermi, senza tentennamenti, per la buona politica. Un abbraccio a tutti coloro che mi hanno sostenuto in questa vicenda- lampo e un felice 2013 a tutti i molisani”. Immediata però la risposta dei vertici. Tocca a Ruta difendere la prova appena conclusa. Chi partecipa accetta le regole. E Di Stasi – dice il presidente dell’Assemblea regionale del Pd – le ha accettate prima di sottoporsi al vaglio dei cittadini. Regole che sono valse per tutti, per lui per me, per gli altri. Solo cinque giorni di campagna elettorale. Troppo poco? Certo – ribadisce Ruta – ma non esiste partito che abbia deciso i suoi candidati tanto democraticamente. Va da sé anche la difesa del gruppo dirigente ‘che si poteva candidare d’ufficio, ma non l’ha fatto, mettendosi così in discussione’. Infine Ruta chiede rispetto per quelle 4mila 150 persone che il 29 dicembre si sono recate ai seggi. Ultima considerazione. Di Stasi ha preso poco meno di 600 voti. Ruta più del doppio. Uno stacco consistente che annulla – dice l’interessato – qualsiasi polemica.

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