Venti giorni fa a Roma ha tenuto a battesimo il movimento arancione. La sfida è misurarsi nell’agone delle politiche e correre in mare aperto: fuori dalla colazione di centrosinistra. Luigi De Magistris, ex giudice, da un anno e mezzo sindaco di Napoli, conta di arrivare al 4% in modo da portare in Parlamento, con Antonio Ingroia candidato premier, una decina di Arancioni. Una percentuale a portata di mano con l’Idv in liquidazione che ha già fatto sapere di voler rottamare il proprio simbolo. L’arancione è il colore che in Molise ha accompagnato anche la campagna elettorale di Paolo Di Laura Frattura nelle regionali di un anno fa, quelle che prima il Tar e poi il Consiglio di Stato hanno annullato per vizi nella presentazione delle liste. E che fra meno di due mesi dovranno essere ripetute. Il sindaco partenopeo non ha dubbi e sul Molise dichiara: “Massimo Romano è l’unica novità proveniente dal Molise che abbia contenuti solidi e discontinuità con il passato. Questo rispetto un’offerta politica che o è immutata da vent’anni oppure è caratterizzata da un nauseante consociativismo. Sono saltati gli schemi che hanno caratterizzato il ‘900 e non mi meraviglia che Massimo sappia intercettare consensi ovunque. Al Molise serve un uomo che sappia gestire la crisi di un capitalismo in progressiva implosione e per questo terribilmente onnivoro in una Regione che deve decidere come sopravvivere al fine di mantenere la propria identità. Conviene che si elabori una strategia dal territorio e che le decisioni non vengano prese solo a Roma e solo su regole contabili. Questa è la sfida, e al contempo bisogna lavorare affinché non vengano sacrificati i diritti. Se il contratto che Marchionne ha imposto a Mirafiori e Pomigliano dovesse essere proposto anche per la Fiat di Termoli il no della politica deve essere deciso, perché la missione della politica è lavorare all’allargamento dei diritti e non all’implosione di questi, nonostante la crisi”.