Massimo Romano è candidato governatore. Questo è un fatto. E il suo gruppo sta lavorando ad un ticket dirompente, qui siamo nelle ipotesi in attesa di conferma. Al Senato – dove il Pd ha candidato il suo presidente Roberto Ruta – vuole che a rappresentarlo sia Giovanni Cannata. E così l’indiscrezione dell’ultima ora fa terra bruciata di tutto quel che si è detto e discusso finora. Intanto, è ufficiale la spaccatura del centrosinistra: i partiti da una parte con Frattura presidente e il movimento ‘Per cambiare davvero’ guidato da Romano. Stamane il capo di Costruire democrazia lo spiegherà alla stampa insieme a tutti i sottoscrittori del manifesto, ribadendo il no alla “vecchia politica”. Ma la voce che da ieri circola negli ambienti politici è di un ragionamento in atto che per le cronache è inedito, già concreto e che spariglia le carte a destra e a sinistra. Dialogherebbero, Cannata e il raggruppamento di Romano, sul terreno della proposta civica e trasversale, super partes come si dice più elegantemente. Dalla sua, l’avvocato bojanese ha già qualche anno di impegno fuori dai partiti (che non vivono il momento migliore) e il rettore una serie di risultati tangibili, difficilmente smontabili. Ma nulla accade per caso. Meno che mai in politica. E tra le ragioni di questa accelerazione c’è, appunto, la rottura definitiva del rapporto fra Romano e il centrosinistra. Domani sarà in riunione l’assemblea del Pd (ma anche la direzione regionale, i componenti delle tre federazioni e i segretari dei circoli), dopo che oggi il nazionale chiuderà la pratica delle liste per il Parlamento. Confermata l’ipotesi di una candidatura blindata per Micaela Fanelli in quota Renzi, pare addirittura in Toscana. Domani, invece, toccherà al segretario Leva l’onere di proporre il nome del candidato governatore del Pd per le regionali del 24 e 25 febbraio. Sarà Paolo Di Laura Frattura. Non ci sono più dubbi che sia lui. È quello che ha meno veti. Sarebbe emerso questo dalle consultazioni andate avanti fino a notte inoltrata. Mette insieme i dipietristi, i socialisti, i comunisti e gli uomini di Vendola. Restano fuori dall’elenco Romano e l’Udc. Il freno arriva da Velardi, indicato dal partito come l’uomo su cui puntare per il vertice della Regione. Investitura a cui rinuncerà volentieri se significherà costruire un’alleanza nuova. E per questo, ripete i concetti che l’Udc mise in chiaro già qualche mese fa, “ mai nessuna collaborazione se alla base di ogni ragionamento il candidato governatore fosse stato Frattura”. Il giudizio è politico, precisa l’assessore, giammai personale. “Ma un anno fa di Frattura l’Udc fu concorrente”, impossibile spiegare la conversione a U, secondo Velardi, agli elettori della Vela. Così l’assessore sollecita il coordinatore Teresio Di Pietro a soprassedere da qualunque intesa con il Pd se il loro nome è l’architetto candidato già un anno fa. E lo invita “ancora a guardare con occhio interessato all’area moderata di centro, perché nella stessa si possa trovare la soluzione che sia la più giusta ed onesta verso la nostra storia e di rispetto nei confronti delle diverse migliaia di sostenitori che da anni abbiamo al nostro fianco. Si riparte dall’architetto dunque. Perché non c’è altro da fare. La ricerca del terzo uomo fuori dagli schemi, che forse qualche colonnello del Pd aveva già individuato, era fino a ieri nei piani dei democratici impegnati a ricercare l’unità a tutti i costi. Qualcosa è successo. Forse non tutti hanno giocato a carte scoperte. E allora – devono aver pensato quelli del Pd – tanto vale andare sull’usato sicuro.