C’è la deroga annunciata per i piccoli punti nascita, che possono restare aperti a determinate condizioni. Non c’è, invece, la deroga per le piccole regioni e relativa ai Dea di II livello, perché le discipline specialistiche e le reti sono definite sugli stessi requisiti di popolazione: il Molise, seguendo alla lettera quel che prevede il nuovo dm 70 e con i suoi ormai 290mila abitanti, cardiochirurgia e neurochirurgia negli ospedali pubblici non le può accreditare.
L’osservazione è stata già avanzata dalla capogruppo dem Micaela Fanelli. A stretto giro la replica del governatore Donato Toma, a cui Fanelli ha chiesto di votare contro in Conferenza delle Regioni: «Questa è la bozza del Ministero. C’è un tavolo di lavoro insediato, però, e lì la discussione deve ancora iniziare. Un tavolo di cui faccio parte e dove farò valere quanto abbiamo ottenuto col Patto per la Salute – dice – E cioè la deroga per le piccole regioni, prevista appunto dal Patto».
A livello nazionale è già serrato il dibattito avviato da Quotidianosanità la scorsa settimana con la pubblicazione della bozza di un documento che, nei fatti, ha già ispirato per esempio il piano operativo 2019-2021 elaborato dall’ex commissario Giustini e adottato dall’attuale commissario Toma nella definizione dei reparti degli ospedali di base di Isernia e Termoli. Quando i documenti vengono redatti a Roma riescono addirittura a ‘prevedere’ anche il futuro… Si tratta di capire che futuro sarà per la sanità del Molise.
L’impianto del documento del ministero della Salute è essenzialmente quello del Balduzzi originario. Tra le novità, prevede l’adeguamento della rete ospedaliera all’esigenza di elasticità che la pandemia ha reso evidente e il potenziamento di discipline, come la terapia intensiva e semi intensiva, di cui il Covid ha dimostrato drammaticamente la carenza. Inoltre, la disciplina dei punti nascita sotto standard, che col vecchio Balduzzi formalmente erano destinati alla chiusura ed esposti quindi alla discrezionalità assoluta del decisore regionale: l’Italia è piena di chiusure repentine più o meno indolori e reparti nascita anche molto sotto standard che invece continuano a operare e non sempre garantendo la sicurezza.
Il nuovo dm 70, oltre a disciplinare, per l’emergenza, le reti cardiologica, traumatologica e ictus, fornisce indicazioni di dettaglio anche per le reti oncologiche, trasfusionale e dei punti nascita. In particolare su questi ultimi, per quelli attivi al momento di approvazione del decreto, ma sotto lo standard dei 500 parti l’anno, le Regioni possono chiedere una deroga al Comitato nazionale Percorso Nascita. Restano aperti innanzitutto se sussiste un disagio orografico, inteso – si legge nella bozza – come «tempo di percorrenza dal Comune di residenza della donna al punto nascita di riferimento superiore a 60 minuti» e definito con una metodologia specifica e omogenea su tutto il territorio nazionale (l’algoritmo di rilevamento sarà definito da Agenas dopo il varo del decreto). Considerando molti centri del basso Molise e la distanza con Campobasso, che sarebbe il punto di riferimento, il requisito dovrebbe sussistere. Oltre al disagio orografico, però, la deroga richiede la presenza nel punto nascita da salvare di alcune figure professionali h24: ginecologo, ostetrica, pediatra e anestesista. E di alcuni servizi in guardia attiva h24: terapia intensiva, cardiologia, chirurgia generale, diagnostica per immagini e laboratorio. Oltre , naturalmente, al rispetto degli standard organizzativi e di sicurezza previsti nell’accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010.
Considerata l’attuale dotazione di personale dell’Asrem e del San Timoteo, condizioni non certo facili da raggiungere. Però il nuovo dm 70 lancia una scialuppa di salvataggio.
Altro argomento interessante fra i tanti di rilievo anche per il Molise, è quello che riguarda i punti di primo intervento. Il Balduzzi era già chiaro: si tratta di strutture transitorie, previste e autorizzate nelle more della trasformazione di ospedali in case della salute e per questo chiuse a Larino e Venafro una volta che il passaggio è stato compiuto. Al Ss Rosario, però, se ne è riparlato di recente. Il Venafrano spinge per un presidio di emergenza. In questo caso dalla bozza non arrivano affatto buone notizie: nel nuovo dm 70 il capitolo relativo ai punti di primo intervento non c’è. Capitolo chiuso, quel tipo di struttura non è previsto più.
rita iacobucci