Un lunghissimo applauso ha salutato la fine del discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un discorso durato 38 minuti e interrotto per 55 volte dagli applausi dei grandi elettori.
L’Aula era gremita ieri a Montecitorio. Sono però cresciuti i numeri dei positivi al Covid tra i grandi elettori. Dai 13 degli ultimi giorni si è passato ai 26 di ieri che non hanno potuto partecipare alla cerimonia. Tra questi anche il leader della Lega Matteo Salvini. Mattarella ha giurato poco dopo le 15.30 accolto con una standing ovation.
«Vi ringrazio per la fiducia che mi avete manifestato chiamandomi per la seconda volta a rappresentare l’unità della Repubblica», ha detto Mattarella rieletto sabato scorso con 759 voti. Ora però, ha ribadito, le «urgenze – sanitaria, economica e sociale – ci interpellano. Non possiamo permetterci ritardi, né incertezze». La lotta al virus non è conclusa e la ripresa di ogni attività «è legata alla diffusione dei vaccini che aiutano a proteggere noi stessi e gli altri». Allora l’impegno è «disegnare e iniziare a costruire, in questi prossimi anni, l’Italia del dopo emergenza. È ancora tempo di un impegno comune per rendere più forte l’Italia, ben oltre le difficoltà del momento. Un’Italia più giusta, più moderna, intensamente legata ai popoli amici che ci attorniano. Un Paese che cresca in unità». L’esempio «ci è stato dato da medici, operatori sanitari, volontari, da chi ha garantito i servizi essenziali nei momenti più critici, dai sindaci, dalle forze armate e dalle forze dell’ordine, impegnate a sostenere la campagna vaccinale: a tutti va riaffermata la nostra riconoscenza».
Un passaggio importante, poi, per blindare Draghi a Chigi: «Su tutti questi temi – all’interno e nella dimensione internazionale – è intensamente impegnato il governo guidato dal presidente Draghi; nato, con ampio sostegno parlamentare, nel pieno dell’emergenza e ora proiettato a superarla, ponendo le basi di una nuova stagione di crescita sostenibile del Paese e dell’Europa».
E un altro, cruciale, sulla riforma della giustizia perché «l’ordinamento giudiziario e il sistema di governo autonomo della magistratura devono corrispondere alle pressanti esigenze di efficienza e di credibilità, come richiesto a buon titolo dai cittadini». Centrali, ancora una volta, nel discorso di Mattarella sono stati i giovani, «sovente costretti in lavori precari e malpagati, quando non confinati in periferie esistenziali», le famiglie e le imprese in difficoltà per il caro energia, la lotta alle diseguaglianze che «non sono il prezzo da pagare alla crescita. Sono piuttosto il freno di ogni prospettiva di crescita. Nostro compito – come prescrive la Costituzione – è rimuovere gli ostacoli. Accanto alla dimensione sociale della dignità, c’è un suo significato etico e culturale che riguarda il valore delle persone e chiama in causa l’intera società».
Dignità, dunque, che è «azzerare le morti sul lavoro», ha rimarcato Mattarella con un monito: «Mai più tragedie come quella del giovane Lorenzo Parelli, entrato in fabbrica per un progetto scuola-lavoro».
Infine la chiosa in onore del «Presidente di un’altra assemblea parlamentare, quella europea, David Sassoli. “Auguri alla nostra speranza” sono state le sue ultime parole in pubblico. Aveva appena detto: “La speranza siamo noi”. Ecco, noi, insieme, responsabili del futuro della nostra Repubblica».