Il Tribunale di Napoli ha sospeso le due delibere con cui, lo scorso agosto, M5s ha modificato il suo statuto e ‘incoronato’ Giuseppe Conte come presidente dei pentastellati. I provvedimenti sono stati sospesi in via cautelare per la sussistenza di «gravi vizi nel processo decisionale», in primis l’esclusione dalla votazione di oltre un terzo degli iscritti e il conseguente mancato raggiungimento del quorum, nell’ambito del processo intentato da un gruppo di attivisti del Movimento difesi dall’avvocato Lorenzo Borrè. Tra i militanti: Steven Hutchinson, Renato Delle Donne e Liliana Coppola, che hanno presentato il ricorso supportati da centinaia di attivisti che hanno contribuito al pagamento delle spese legali.
Un ‘uno-due’ micidiale: prima Di Maio che lascia il comitato di garanzia dopo le critiche a Conte per la gestione della partita sul Quririnale, poi l’azzeramento di fatto della catena di comando e della leadership dell’ex premier. Tutto da rifare. Ora, commenta il deputato Antonio Federico, il chiarimento non si può più rinviare. E a chiarire, dice in queste pur diplomatiche dichiarazioni, deve essere il ministro degli Esteri. Che non è stato trasparente e deve far capire che finalità ha.
Federico, momentaccio per il Movimento. E adesso?
«Noi ci troviamo nella situazione in cui dobbiamo capire chi siamo e dove vogliamo andare. Per poterlo fare bisogna avere compagni di viaggio leali, chiari e trasparenti, che abbiano i tuoi stessi obiettivi, dichiarati e anche perseguiti concretamente. Perché se a chiacchiere si dice una cosa e poi si va in un’altra direzione si creano dei problemi. L’obiettivo mio personale è quello di avere un Movimento 5 Stelle che al suo interno abbia persone di cui io mi possa fidare e che remino nella mia stessa direzione. Se c’è qualcosa che si perde per strada, vuol dire che o il Movimento, nella sua estrema democrazia, è ancora oggi troppo permeabile a umori o situazioni personali oppure che nel Movimento c’è bisogno di un momento di chiarimento, non nelle segrete stanze o solo coi gruppi parlamentari, ma che coinvolga tutti gli iscritti. E se questa occasione, questa coincidenza, può essere il momento più adatto ben venga. Ci sono stati dei problemi? Chi li ha creati e perché? Ripartiamo da zero se necessario. Però, ripeto, ci si deve circondare di persone che vanno nella stessa direzione e sono trasparenti. Perché questi presupposti sono mancati soprattutto durante i giorni del Quirinale».
Lei crede che Di Maio non sia stato trasparente.
«Io credo che qualcuno, che quando era l’uomo solo al comando non aveva troppi disturbatori, oggi che c’è una cabina di regia più ampia crea delle polemiche, tira fuori delle contestazioni. Come ha detto anche Patuanelli: eravamo tutti in cabina di regia. Cabina di regia legittimata da base e gruppi parlamentari. Non è fatta da amici, ma da vicepresidenti votati dagli attivisti, capigruppo e vice di Camera e Senato, votati dai parlamentari, non sempre allineatissimi con Conte, delegazione ministeriale. Se anche all’interno di un percorso così limpido, dal punto di vista del metodo almeno, si creano problemi vuol dire che ci sono finalità diverse».
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