Cento milioni per il progetto di collegamento fra l’autostrada A1 e l’A14, progetto che prevede la realizzazione di un casello ‘Molise’ sull’A1 da cui ci si immetterà sulla variante di Venafro. La delibera del Comitato interministeriale di programmazione economica rappresenta un primo passo importante per l’opera che la regione attende da così tanto tempo che sembra ormai una chimera. Accantonato durante gli anni del centrosinistra alla guida di Palazzo Vitale, il sogno di un’autostrada o comunque di una via a scorrimento veloce, a quattro corsie, è stato ricostruito in questi anni dal lavoro ostinato, mattone su mattone è proprio il caso di dire, del governatore Donato Toma e dell’assessore alle Infrastrutture Vincenzo Niro.
L’interlocuzione si avviò con l’allora ministro 5s Toninelli e proseguì con l’esponente dem De Micheli che ne prese il posto nel governo giallorosso. Si trattava, per Niro, di «ripristinare un diritto costituzionale dei molisani, che devono avere le stesse possibilità e dotazioni infrastrutturali di chi vive in altre Regioni» dopo che la giunta Frattura nel 2014 aveva cancellato il finanziamento dirottando le risorse sulla metropolitana leggera. Quindi, dopo una nota dell’assessorato regionale si aprì l’interlocuzione con la parte politica del Ministero e, soprattutto, con la struttura tecnica di missione del Mit guidata dal prof Giuseppe Catalano. Con la De Micheli si arriva dunque a un primo impegno di finanziamento: 15 milioni per il collegamento Tirreno-Adriatico.
A gennaio del 2020 un gruppo di parlamentari della Lega fra cui Jari Colla che era commissario della Lega Molise, in raccordo coi vertici della Regione, presentò un emendamento al Milleproroghe per la quattro corsie del Molise. La proposta di modifica fu respinta e neanche discussa, accantonata perché non era attinente al provvedimento che intendeva cambiare. Lo stesso principio per cui l’incompatiblità fra presidente di Regione e commissario della sanità non poteva essere reintrodotta, come invece fu, con la legge di conversione del decreto fiscale nel 2018. Il servizio legislativo aveva avvertito del pericolo, infatti l’incompatibilità fu poi cassata dalla Consulta. Ma la maggioranza andò avanti. Segno che il tecnicismo può essere superato da una scelta politica. Dal Carroccio e dal centrodestra partirono quindi strali pesanti all’indirizzo di Pd e 5s: confermano il disinteresse nei confronti del Molise, puntarono il dito Colla e Niro.
L’iter che ha portato allo stanziamento, martedì, dei primi 100 milioni dovette ripartire da capo. Con il governo Draghi, Toma e Niro hanno lavorato sui due fronti interessati: il ministro delle Infrastrutture Giovannini e la titolare delle Politiche per il Sud Carfagna. Alle anticipazioni dei mesi scorsi sono seguiti incontri e confronti per il tracciato. Non è previsto il tunnel che avrebbe dovuto portare allo snodo di Mignano Monte Lungo. Ma un percorso che si riallaccia alla variante di Venafro da un casello nuovo, un po’ più a sud di San Vittore.
Al progetto esecutivo lavora l’Anas. La San Vittore-Termoli entra così nell’accordo annuale che il governo sottoscrive con la società per la realizzazione di opere strategiche e ogni anno ci sarà uno stanziamento. Interrotto nella passata legislatura, il “sogno” di una viabilità che tiri fuori il Molise dall’isolamento – sottolinea l’assessore Niro – e dal gap infrastrutturale che gli ha pregiudicato occasioni di sviluppo, «diventa realtà. Non sono più parole, ma fatti concreti. E non posso che ringraziare per questo i ministri Giovannini e Carfagna perché hanno ridato dignità al Molise».
ppm