Davanti alla Cassazione la maggior parte dei ricorsi, soprattutto se riguardano condanne di primo grado confermate in appello, vengono dichiarati inammissibili. Non è stato così per l’istanza di revisione presentata dai legali Arturo Messere e Paolo Lanese per Enrico Gentile. Le condanne inflitte all’avvocato bojanese, capogruppo di Alleanza nazionale in Consiglio regionale dal 2007 al 2011, per le cosiddette “spese pazze” coi fondi dei gruppi politici sono state annullate.
Comprensibile la soddisfazione dei difensori e del loro assistito, dichiarato responsabile di peculato dal Tribunale e successivamente dalla Corte di Appello del capoluogo molisano per tutte le spese contestate dalla Procura. Saranno i giudici di secondo grado di Salerno, a cui la Suprema Corte ha rinviato il caso, a stabilire se è così. Una “doppia conforme”, come si dice in gergo, che non ha retto al vaglio di legittimità.
La pronuncia della Sesta sezione è «particolarmente rilevante perché per la prima volta il Supremo Collegio, con riferimento ai fatti contestati agli ex consiglieri regionali del Molise, ha imposto un nuovo giudizio, perché evidentemente quello che si è celebrato nella nostra regione, come sostenuto nel ricorso, non è stato un processo regolare e/o non si è concluso con una pronuncia sorretta da adeguata motivazione», sottolineano gli avvocati Messere e Lanese.
Che non ci girano intorno: «Di fatto da qualche tempo, in questa regione, si registrano, per le “spese pazze” che tali non sono state, solo sentenze di condanna, per tutti gli imputati e per tutte le spese contestate, il che la dice lunga su un approccio molto discutibile e sicuramente non condivisibile dei giudici del merito.
Ad ogni modo, la Corte di Cassazione indicherà al giudice del rinvio i principi giuridici corretti a cui attenersi per pronunciare la nuova sentenza».
Messere e Lanese, infine, ribadiscono la convinzione «che il capogruppo di An abbia operato nella massima correttezza e trasparenza, come sostenuto da sempre in tutte le sedi» e «auspicano una definizione celere e positiva della vicenda processuale di Enrico Gentile ed una inversione di tendenza della giurisprudenza locale sul tema».
Per Gentile, lunga militanza nella destra storica e una sola esperienza nell’assemblea legislativa regionale, si apre la possibilità di chiudere positivamente una vicenda che lo ha oggettivamente segnato, racconta chi gli è vicino. Avvocato, stimato e apprezzato nella professione quanto nell’impegno politico che è sempre stato tenace ma allo stesso tempo rispettoso degli avversari, la condanna per peculato ha rappresentato un motivo di imbarazzo molto forte. Non ha mai commentato in questi anni inchiesta e processi a suo carico. Ma la partita che sembrava finita, vive invece un tempo supplementare che può rivelarsi cruciale e capovolgere tutto.
ritai

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