«A pochi giorni dalla bocciatura da parte del Consiglio di Stato del Piano operativo sanitario, impugnato al Tar anche da Partecipazione Democratica (non dal sindaco di Venafro) torna al centro del dibattito politico la riorganizzazione del sistema sanitario e ospedaliero in Molise. La superficialità e l’approssimazione sono di nuovo i tratti distintivi dell’approccio utilizzato da chi, ricoprendo un ruolo apicale nella gestione della regione e della sanità, dovrebbe invece avere una visione d’insieme e un approccio più serio ad una questione così rilevante».
Così il presidente di Partecipazione democratica e consigliere comunale a Venafro del Pd, Stefano Buono.
Dopo il dibattito generato dall’annuncio della costruzione in Abruzzo di tre nuovi ospedali, tra cui uno a Vasto, il presidente della Regione commissario della sanità Donato Toma ha scritto al sindaco di Isernia Castrataro «chiedendo l’individuazione di un’area idonea per la costruzione di un plesso ospedaliero ex novo in virtù della non idoneità statica del Veneziale. Ci sono fondi destinati all’edilizia sanitaria del Molise e mai utilizzati da Regione e struttura commissariale. In primo luogo – evidenzia Buono – questa è una riflessione che va inevitabilmente inserita nell’alveo di un ragionamento complessivo di riorganizzazione sanitaria. Ovvero, il prossimo Pos triennale dovrà rivedere coralmente la riconfigurazione del sistema ospedaliero chiedendo anche le necessarie deroghe a Roma e investendo sul pubblico. In secondo luogo potremo e dovremo sfruttare oltre ai fondi non utilizzati anche l’opportunità derivante dal Pnrr per i necessari investimenti. In terzo luogo è necessario valorizzare, assegnando loro un ruolo fondamentale, le strutture esistenti, piuttosto che costruirne altre. In tal senso abbiamo il Santissimo Rosario di Venafro e il Vietri di Larino che svettano per idoneità strutturale e che un tempo riuscivano, grazie al prezioso lavoro degli operatori sanitari, a chiudere il bilancio in attivo e a fare mobilità attiva attraendo addirittura pazienti da fuori regione. Si cominci da subito, nelle more della paventata riorganizzazione complessiva, ad investire su queste strutture anziché inventarsi altre inutili occasioni di sperpero di denaro pubblico. Ci rendiamo conto della “difficoltà dell’operazione” considerato che chi di dovere, da inizio pandemia, non è stato capace di attivare un solo posto di terapia intensiva aggiuntiva e di prevedere una struttura Covid dedicata», chiude polemicamente.