Nelle ultime elezioni regionali ha preso 1600 voti. Primo dei non eletti in Fratelli d’Italia, partito di cui è coordinatore in Molise e sotto la cui insegna ha corso anche alle politiche del 2013 per un seggio al Senato. Insieme a Gianfranco Vitagliano candidato alla Camera, Filoteo Di Sandro ottenne il 7% dei consensi. Un successo visti i tempi. A quell’epoca il partito di Giorgia Meloni era stato appena fondato e viaggiava su percentuali insignificanti: appena il 2%.
Per tredici anni ha frequentato i palazzi della politica da consigliere e assessore regionale. Filoteo Di Sandro però prima di essere un politico è un medico.
Di Sandro, partiamo dalla strettissima attualità. L’ex Cattolica è stata appena venduta ad un fondo svizzero. Cosa ne pensa?
«Penso che la Regione abbia perso una grande occasione. Avrebbe dovuto prendere in mano la situazione verificando la possibilità di rilevarla. Lei lo sa quanti problemi avremmo risolto? Una infinità. Avremmo tolto 120-130 posti letto al privato, assorbito il personale che non si trova perché nessuno vuole venire in Molise, e parlo dei medici soprattutto. Poteva essere una buona occasione per inglobarla nella sanità pubblica. Tutto ciò non è stato preso in considerazione, perché la Regione è intervenuta dopo che è iniziata la trattativa».
È possibile che la Regione sia venuta a conoscenza tardi trattandosi di un istituto privato?
«Non poteva non sapere avendo nel Cda un suo rappresentante. Diciamo piuttosto che è mancato l’intuito politico che un buon amministratore dovrebbe avere. Una opportunità che non è stata sfruttata ma nemmeno valutata. Il presidente sarebbe potuto andare in Consiglio regionale per chiedere una delega politica. Ma quando è intervenuto era già troppo tardi».
La sanità molisana resta un grande malato. Il debito che continua a salire dimostra che sono state sbagliate sia le diagnosi che le cure degli ultimi 15 anni. Lei da medico prima che da politico come se lo spiega?
«Dal punto di vista medico è un disastro assoluto, basta andare negli ospedali, parlare con i colleghi e gli operatori sanitari per rendersi conto che è un dramma in ogni reparto, ad ogni livello. Dal punto di vista politico è vero che la sanità è sempre stato il problema dei problemi. Dieci anni fa però funzionavano tutti gli ospedali sia pure con difficoltà di natura economica. Cinque anni fa con Frattura sono iniziati i tagli indiscriminati delle strutture e dei reparti, fino ad arrivare ad oggi che la situazione è drammatica. E da questa situazione non ne usciremo se non si riesce a comprendere che va coinvolto il governo nazionale in termini politici. Non si deve combattere per essere o non essere commissario, ma per avere un decreto, una norma o un dispositivo di governo specifico per quanto riguarda la sanità in Molise. Necessaria la partecipazione e la condivisione di tutti: destra, sinistra, centro, estrema destra, estrema sinistra, non ha importanza. Ci vuole il coinvolgimento di tutta la politica regionale. Come si fa a risolvere il problema senza il coinvolgimento per esempio della delegazione parlamentare? Ogni partito dovrebbe sollecitare i propri leader nazionali. Io vorrei ricordare che abbiamo 4 parlamentari dei 5 stelle, c’è Forza Italia che governa la Regione e che sta pure al governo insieme alla Lega. Ci dovrebbe essere un gioco di squadra importante, questo gioco andrebbe coordinato e sollecitato, ma mi sembra che tutto ciò non si stia facendo».
A proposito di gioco di squadra. Lei è d’accordo con l’eurodeputato Patriciello che ha lanciato l’idea di una coalizione di salute pubblica per le prossime regionali?
«Una cosa è la teoria e una cosa è la pratica. Anch’io dico che ci vuole un grosso gioco di squadra, però poi ai fini pratici esistono i partiti nazionali, esiste un centrodestra e un centrosinistra per cui è difficile ipotizzare una soluzione che veda coinvolti tutti. Secondo me è una bellissima idea che in qualche modo trova anche ampia condivisione ma è utopistica, nel senso che poi ai fini pratici è irrealizzabile».
Che possibilità ha il centrodestra di rivincere le prossime regionali?
«Partiamo col dire che il centrodestra non esiste più a livello regionale, non esiste la maggioranza di centrodestra, esiste invece una maggioranza del presidente, che è un’altra storia. Quindi c’è la necessità di ricostruire le basi un centrodestra credibile, forte, che dia risposte ai cittadini. Per questo noi come Fratelli d’Italia abbiamo già avanzato l’idea agli altri coordinatori di incontrarci per mettere giù alcune riflessioni e prepararci alle prossime regionali».
C’è stato già un ‘tavolo’ come si dice in gergo?
«No, ma ci sono ottimi rapporti sia con la Lega, in modo particolare con Michele Marone che oggi è il coordinatore, sia con l’onorevole Annaelsa Tartaglione di Forza Italia. Ci sentiamo spesso e a breve ci vedremo per cominciare a disegnare le strategie per le prossime regionali».
Se la maggioranza di centrodestra a Palazzo D’Aimmo non avesse cancellato l’istituto della surroga le cose sarebbero andate diversamente?
«Toma ha eliminato la surroga con un atto illegittimo estromettendo dal consiglio 4 consiglieri che avevano contribuito in maniera determinante alla sua elezione, non solo, ma due di questi consiglieri dovevano essere di Fratelli d’Italia. Toma quindi ha determinato un danno non indifferente al nostro partito. Per quanto mi riguarda invece io ho sempre dichiarato di non voler fare il consigliere regionale e rimettendo comunque ogni decisione al mio partito. Ho fatto per 13 anni il consigliere e l’assessore e non devo dimostrare più niente. Il problema è che è stata compiuta un’azione di una gravità inaudita e di una malvagità politica unica nella storia della Regione per altre finalità e strategie non certo quelle del risparmio. Ci sono dei ricorsi in atto e sono convinto che andranno a buon fine anche a scadenza di legislatura».
Lei scarica tutta la responsabilità sul governatore, ma la surroga degli assessori dimissionari è stata cancellata dal voto della maggioranza. Un atto collegiale non certo monocratico.
«Conoscendo il presidente Toma non credo si faccia qualcosa che lui non condivida, tant’è che la proposta di cancellare la surroga l’ha fatta il presidente senza sentire i partiti, senza coinvolgere nessuno. Tanto per essere franchi io sono stato uno dei 4 al tavolo che ha voluto e sostenuto con convinzione Donato Toma come candidato presidente, ho fatto una lista e mi sono candidato io stesso. Oggi dico che quella scelta è stata sbagliata. Perché è un ruolo che deve essere ricoperto soprattutto da un politico con capacità di dialogo, aperto al confronto e disponibile ai suggerimenti. Toma è stato una grande delusione sotto tutti i punti vista, amministrativo, politico e posso aggiungere anche a livello personale, ma questa è un’altra storia. Non è un fatto normale che un presidente in 4 anni non convochi mai i partiti della maggioranza che lo hanno sostenuto. Il suo carattere, poco incline al dialogo, al confronto e alla partecipazione ha portato alla distruzione del centrodestra. Quindi come le dicevo prima esiste la maggioranza del presidente non una maggioranza politica. Alle prossime elezioni Fratelli d’Italia proporrà i propri candidati alla presidenza al tavolo degli alleati perché riteniamo di avere persone esperte in politica e che sanno interloquire con le persone, i partiti, le forze sociali, con le associazioni di categorie».
Il profilo da lei tracciato si avvicina molto a quello dell’ex presidente Iorio che peraltro non ha mai nascosto di voler rimettersi in gioco da leader.
«Fratelli d’Italia proporrà alcuni candidati e io sono convinto che Michele Iorio possa essere davvero un buon candidato per la coalizione per una serie di motivi: per l’esperienza, l’equilibrio, la moderazione, la disponibilità al dialogo e al confronto, e poi per la memoria storica di tutti i problemi e di tutte le situazioni. Iorio potrebbe essere un buon candidato, è ovvio che da soli non si va da nessuna parte e che al tavolo con gli altri partiti si cercherà di trovare una sintesi».
Da soli però ci siete andati a Isernia alle amministrative spaccando il centrodestra e consegnando il governo della città a Castrataro. Con tutte queste ruggini si rischia di andare in ordine sparso anche stavolta.
«Il rischio c’è. Noi a Isernia abbiamo chiesto lealtà ai nostri alleati: Termoli a Forza Italia, Campobasso alla Lega, era quindi giusto che Isernia dovesse andare a Fratelli d’Italia vista anche la forte rappresentanza territoriale. C’ero io, Michele Iorio, Scarabeo e 14 consiglieri di Fdi uscenti. Era giusto che noi proponessimo i nostri nomi al tavolo. Purtroppo non c’è stata la disponibilità degli alleati, in particolare di Forza Italia, che si sono arroccati sulla loro decisione. A quel punto iscritti, candidati e simpatizzanti nostri non hanno voluto seguire le indicazioni di altri partiti. Speriamo che alle regionali non si arrivi a tanto e che ci sia da subito un confronto per ricostruire in maniera serena il nuovo centrodestra da proporre ai molisani».
Lei sarà di nuovo in partita?
«Francamente le mie aspettative sono altre. Penso piuttosto a un coinvolgimento alle politiche se il partito lo riterrà opportuno».
alessandra longano

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