Due mesi fa il sasso nello stagno ebbe il suo effetto. Delegato del Molise, insieme al governatore Toma e al capogruppo 5s Greco alle elezioni del Capo dello Stato, la foto del presidente del Consiglio Salvatore Micone nel Transatlantico di Montecitorio con il leader di Iv Matteo Renzi fece il suo lavoro: raccontare da sola la volontà dei moderati di avere, anche in Molise, voce in capitolo. E se il ‘capitolo’ è quello delle regionali 2023, oggi il numero uno di Palazzo D’Aimmo, esponente dell’Udc, lo dice chiaramente: i partiti del centrodestra ci coinvolgano e ci rispettino, o ci autorizzeranno a fare altro.
Presidente Micone, i coordinatori dei tre maggiori partiti del centrodestra si sono visti per un caffè. Così dicono. Ma la notizia ha creato scompiglio. Lei che ne pensa?
«Guardi, stiamo terminando una legislatura travagliata, sotto l’aspetto politico, all’interno della coalizione di centrodestra. Secondo me, lo è stata perché spesso è mancato il dialogo tra i partiti e le liste che hanno fatto parte della coalizione che nel 2018 ha vinto le elezioni. Non so se è mancato perché qualcuno ha voluto così, oppure perché i tre partiti principali volevano esprimere anche un po’ con “arroganza”, mi si passi il termine, la loro forza. In Molise, però, alla forza dei loro simboli si affianca – e lo si è visto in tutte le competizioni – una forza in termini di presenza sul territorio ed elettorale di movimenti civici e altre liste o partiti, anche nazionali, come l’Udc, i Popolari per l’Italia. I partiti principali non hanno considerato queste forze e anzi hanno voluto imporre le loro decisioni, sia nell’indicazione dei candidati sindaci di Campobasso, Isernia e Termoli e dei candidati presidenti delle Province, sia nelle scelte effettuate in Consiglio e in giunta. Ogni tanto leggo che i coordinatori dei tre partiti si incontrano e delineano scenari. Se non si dà la giusta considerazione anche alle forze che oggi rappresentano il centro, il centrodestra farà un grande errore. Vorrà dire che non si vuole unire lo schieramento e che si autorizzeranno i moderati a fare altro».
Cosa sta accadendo al centro in Molise?
«Io sto intanto lavorando, insieme al mio segretario Cesa, sulla riorganizzazione dell’Udc, e seguendo quanto accade a livello nazionale su questa, per ora, ipotetica federazione di centro. Diversi contatti sono in corso da mesi, ad oggi ci sono quattro contenitori che insieme hanno deciso di puntare ad avere attraverso il centro una voce importante nella prossima competizione regionale. Altri canali di dialogo sono stati aperti in questi giorni».
Non solo le forze moderate della maggioranza, quindi.
«Ci sono anche forze non presenti in questa maggioranza che hanno voglia di imprimere un cambio generazionale alla dirigenza politica di questa regione, di portare idee nuove, di riportare la politica sul territorio, tra la gente. Di fare politica in maniera totalmente diversa da quella a cui stiamo assistendo da un po’ di tempo».
Faccio finta di non aver inteso bene e le chiedo: non è detto che la vostra collocazione sarà il centrodestra nel 2023?
«Il fatto è che anche a livello nazionale ci potrebbero essere scenari diversi. La Sicilia, che voterà in autunno, credo possa essere già un laboratorio. Converrà con me che un ragionamento nazionale diverso influenza il livello locale. Dove, aggiungo, bisogna trovare la sintesi giusta, che soddisfi intanto i partiti, perché un candidato presidente non si può auto proclamare. Il nome deve essere frutto di un ragionamento fra le anime che vogliono appartenere a una coalizione. Inoltre, bisogna mettere sul tavolo i temi cruciali per il futuro della regione: sanità, infrastrutture, rete viaria e fondi del Pnrr e strutturali dell’Ue che dobbiamo saper programmare bene. Una volta condivisi i temi e le soluzioni da mettere in campo, possono venir fuori anche coalizioni diverse da quelle di oggi. Il centro ragionerà da centro. Per noi il coinvolgimento è di primaria importanza. Perché, ripeto, è ciò che è mancato in questa legislatura. Le decisioni sono state prese da poche persone e purtroppo, ahimè, a volte anche non appartenenti alla politica che ha il dovere-diritto di programmare. Il Consiglio, che è la rappresentanza più alta dei territori, spesso non è stato coinvolto».
Quando dice che ha deciso anche chi non è un politico si riferisce ai vertici degli enti subregionali? Le porto l’esempio dell’aumento retroattivo delle tariffe da parte di Molise Acque. Lei, il Consiglio eravate informati?
«Assolutamente no. E scelte come questa, ma anche su quelle che attengono alla sanità, avrebbero avuto effetti diversi se fossero state condivise con il Consiglio. Un errore lo commette anche la delegazione parlamentare che è distratta sulle soluzioni ai problemi del Molise e attenta invece a colpire il presidente Toma e una parte politica… Se ci fosse stata convergenza, la nostra regione avrebbe ottenuto benefici maggiori dall’azione politica e amministrativa in questi anni».
Il candidato presidente non si può auto proclamare. È una stoccata a Toma che da un po’ di tempo ha consegnato alla coalizione la sua disponibilità al secondo mandato?
«No, guardi, è nel suo diritto. Chiunque può dare la disponibilità a una candidatura. Io però intendo dire che designazioni effettuate dai singoli partiti o indicate da Roma per quanto mi riguarda non vanno bene. Le prossime regionali potrebbero inoltre essere influenzate anche dalla partita delle politiche, a cui sembra che i segretari dei tre partiti principali siano interessati. Allora, o costituiamo una delegazione trattante sulle regionali, senza la presenza di chi è interessato ad altre competizioni, oppure, e io ne sono un forte sostenitore, apriamo alle primarie. Perché far decidere a Roma se il Molise tocca a Forza Italia o a Fratelli d’Italia e, dall’altra parte, al Pd o ai 5s? Apriamo invece un dibattito sul territorio e diamo ai molisani la possibilità di indicare i due contendenti, o tre nel caso il centro decidesse di andare da solo. Nessuna imposizione né logiche spartitorie o accordi sulle caselle».
Idee chiare e pronti a vendere cara la pelle?
«Il centro giocherà una partita importante perché i sondaggi nazionali che premiano i partiti principali non corrispondono ai dati del Molise. Ed essendoci un altro scenario anche l’approccio deve essere diverso. Quindi, partire dai temi e dalle soluzioni, capire chi vuole dare quanto più coinvolgimento alle varie anime politiche e al territorio. Questa è la nostra proposta. Non siederemo a tavoli in cui ci si chiude a riccio o si esprime prepotenza».
rita iacobucci