Politiche (e regionali) 2023: insieme, da soli, Pd e 5 Stelle non vincono. Il sotteso concreto della filosofia del campo largo di Enrico Letta potrebbe essere questo. In Molise, terra di moderati per eccellenza, il condizionale non serve.
Vittorino Facciolla, segretario del Pd, quanto sarà largo il campo in Molise?
«Sicuramente sarà un campo con i centristi. Quando parlo di centristi, faccio riferimento non solo a uno spazio elettorale, ma a uno spazio politico. C’è una parte di elettorato moderato, i cattolici, il mondo dell’associazionismo, il terzo settore, al quale dobbiamo guardare. Ne ha bisogno la regione, ne ha bisogno, in termini di qualità, il rapporto fra amministrato e amministratore. Ne ha bisogno il Molise per un pluralismo rappresentativo da tenere in considerazione. Ma badi bene, io ne ragiono in termini eminentemente programmatici. Un accordo con i centristi non è un accordo Tizio, Caio o Sempronio. È un accordo su basi ideali e programmatiche. Non vogliamo mettere bandierine, ma portare quell’elettorato in uno spazio di valori condivisi e in un percorso comune per le politiche e le regionali».
I rappresentanti del centro non si chiamano Tizio o Caio. Si chiamano Micone, Di Lucente, Niro, Cotugno, Patriciello. I primi due sono usciti allo scoperto. Il Pd cosa fa?
«Il Pd è un pezzo dello spazio riformista e progressista. E sicuramente si alleerà con il Movimento 5 Stelle. Quindi non deciderà da solo quale sarà il destino di questi signori. Una cosa è certa, da segretario regionale del Pd mi sento di dire che è quasi impossibile, per non dire che è impossibile, che possiamo recuperare chi ha avuto responsabilità di governo nel centrodestra. Per il resto, decideremo insieme agli altri partiti della coalizione e insieme, mi auguro, anche ai movimenti civici. Noi non abbiamo nessun pregiudizio nei confronti del civismo. È altrettanto chiaro che non vorremo che sia posta alcuna pregiudiziale. Non rivendichiamo primogeniture in fatto di idee, ma non ci facciamo imporre le regole».
La coalizione civica dice: né con chi ha sostenuto Frattura né con chi ha sostenuto Toma.
«Ho sentito le dichiarazioni di Antonio Sorbo (in un servizio di Telemolise, ndr) in tal senso. In questo caso può continuare il suo viaggio in solitaria. Io non ho pregiudizi nei suoi confronti, se si siede a un tavolo col Pd sarà ben accetto. Ma non gli consentirò di definire chi deve stare attorno al tavolo. Se si avvicina con l’obiettivo di costruire avrà di fronte un partito generoso. Attenzione: saremo generosi ma non fessi».
Torniamo un attimo indietro. Lei dice no a chi ha avuto responsabilità di governo con Toma. Gli assessori? O anche il presidente del Consiglio e il delegato alla digitalizzazione?
«Ha responsabilità di governo chi è nell’esecutivo. È però altrettanto chiaro che coloro che non hanno avuto responsabilità di governo, come Micone, Di Lucente e altri, e concordano con Toma su qualsiasi cosa propone fino all’ultimo secondo, non sono proponibili. Non possono stare in un percorso diverso se non prendono le distanze da Toma con atti concreti. Per esempio: non gli votano il bilancio. Loro possono ancora prendere le distanze, a differenza degli assessori per i quali il tempo è scaduto».
Voi ripartite dall’esperienza del governo Frattura. Qual è la differenza con il governo Toma?
«Non c’è paragone. Il governo Frattura ha fatto delle scelte…»
Anche impopolari.
«Molto impopolari. Però in sanità nel 2012 avevamo 600 milioni di debito e siamo arrivati a zero a fine 2017. Non c’era alcun programma approvato: rifiuti, energia, forestale, nitrati, acqua e aria. Tutti adottati da noi. Abbiamo dato una spinta evidente al piano di sviluppo rurale: 180 milioni su 207 a disposizione in tre anni, con un avanzamento che non aveva nessuna regione in Europa. Abbiamo acquistato 55 pullmini per i Comuni col Psr e investito 24 milioni sulla banda ultralarga. Operazioni contestate, si pensava che avremmo sottratto soldi all’agricoltura. Nulla di più falso. Quando agli agricoltori si danno possibilità, portare i figli a scuola o vendere i propri prodotti attraverso l’e-commerce, si permette loro di restare sul territorio. Abbiamo avuto un risultato di coalizione che meritavamo per la scarsa capacità di comunicazione ma i molisani hanno saputo anche riconoscere la bontà della nostra azione. Il governo Frattura non aveva paura di assumersi le responsabilità. Questo di Toma è il governo dei palleggiatori. Il Barcellona che invece di fare goal arriva davanti alla porta avversaria e torna indietro, il Tiki Taka. Donato Toma in quattro anni non ha assunto nessuna decisione. Perché decidere significa esporsi alle critiche».
Però sta perseguendo l’ipotesi Molisannio, è una scelta.
«Lo dice perché sa che non fa in tempo neppure a proporla. Vuole far parlare i molisani di altro e non del nulla che ha prodotto. E vuole recuperare un posticino per il nuovo movimento di Mastella, un’operazione di bassa cucina politica».
Lei e la capogruppo Fanelli: fratelli coltelli in perenne competizione. Vi si descrive entrambi papabili candidati governatori.
«Questa è più che altro una narrazione. Abbiamo ruoli diversi. Il suo attivismo nel proporre anche la sua persona è comprensibile, conserva in sé una volontà di poter raggiungere anche un obiettivo di natura personale, che è legittimo. Io questi ragionamenti non li posso fare perché devo guardare agli interessi del partito che rappresenterò anche per Micaela. Quindi, questo super attivismo avrà un punto di caduta quando il segretario parlerà in nome e per conto di tutti. Così funziona in un partito».
Nel 2023 si vota per politiche e regionali. Gli obiettivi e le mosse del Pd.
«Il Pd è uscito dalle elezioni 2018 senza più rappresentanza. Non ha più un parlamentare, il presidente della Regione, assessori. Ha solo due consiglieri regionali. Avrà più spazi a disposizione rispetto agli uomini che potrà mettere in campo per occuparli. È la ragione per cui le aspirazioni di tutti devono consentire serenità, recuperando il valore di una classe dirigente rinnovata e in grado di rappresentare il Pd a qualsiasi livello. Per le regionali, abbiamo già avviato il rapporto con gli altri partiti del centrosinistra – Liberi e uguali, Sinistra italiana e i socialisti – e con M5s. Insieme a loro vogliamo approfittare delle nostre agorà per iniziare a discutere di temi. Il 4 aprile, la prima sul ciclo dei rifiuti, poi piano energetico regionale, agricoltura, salute mentale, medicina territoriale, telemedicina, programma operativo della sanità»
Prove di programma comune. E la leadership?
«La troveremo insieme. Il Pd lavorerà per una leadership autorevole e certamente dovrà dire la sua ma provando a definire una sintesi. Non escludo, ove non ci fosse la capacità di arrivare a una leadership comune, che si possa far ricorso alle primarie di coalizione».
rita iacobucci