Molisannio? «Non servirà. La piccola “annessione” di una fetta di territorio non contiene al suo interno la possibilità reale di rilancio socio-economico di un’area», secondo Stefano Buono. Per quanto, a suo parere, il dibattito ha comunque il merito di ricordare che il Molise da solo non ce la fa.
Il presidente di Partecipazione democratica propone invece «una visione ampia e complessiva che tenga conto del più grande contesto nel quale ci troviamo e si inserisca in una possibilità di riforma complessiva del regionalismo italiano. La macroregione adriatica che veda Abruzzo e Marche amalgamarsi con il Molise può essere la soluzione maggiormente adatta. Certo occorre una spinta dal basso che anticipi le dinamiche di rango nazionale. Questa necessità è determinata dal fatto che la nostra Regione è troppo piccola e negli ultimi anni ha dispiegato inefficienza amministrativa. Lo smantellamento della sanità pubblica e il perenne commissariamento al quale siamo sottoposti, il pesante e mai sanato debito sanitario, la mancanza di grandi infrastrutture, la mancanza di lavoro, il calo demografico inesorabile che rischia di condannare il Molise alla scomparsa».
Un percorso, quindi, obbligato. «Le grandi sfide che abbiamo di fronte e la complessità del mondo che ci circonda ci dettano questa strada. Il processo sempre più importante di integrazione europea, l’importanza di collegarsi con il resto del mondo, l’esigenza di infrastrutture materiali e immateriali rilevanti, dei nodi logistici, dello scambio di informazioni tecnologiche sono solo alcuni dei tratti che impongono una riforma in chiave macroregionale. Bisognerebbe cominciare a sfruttare i meccanismi che la Costituzione ci consente già, come la cooperazione rafforzata, per lavorare assieme. Un lavoro istituzionale che non può non affiancarsi con una riflessione e una legittimazione popolare sul tema che può passare mediante un referendum consultivo. Ci lavoriamo da tempo anche assieme al senatore Luciano D’Alfonso, con il quale il 29 febbraio del 2020 (nella foto) ne discutemmo a Venafro lanciando la sfida. Lo diciamo da tempo – conclude Buono – e crediamo che il tempo sia ormai maturo per intraprendere un ragionamento concreto in questa direzione».

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