Nel centrodestra si è al punto di non ritorno: quello in cui, dice senza mezzi termini l’esponente di Forza Italia Armandino D’Egidio, è ormai tangibile «una distanza abissale tra cittadini e politica». Un duro j’accuse, e non è il primo, ai partiti principali fra cui evidentemente il suo. D’Egidio rilancia infatti le critiche espresse dal presidente del Consiglio Salvatore Micone (Udc) e dal presidente della I Commissione Andrea Di Lucente (Popolari). E anche lui boccia il Molisannio lanciato dal governatore Toma (già Di Lucente su Primo Piano si è detto contrario). «I molisani dopo gli anni bui della pandemia e di una crisi che sta producendo effetti devastanti non hanno bisogno di proposte come quella legata alla creazione del “Molisannio” ma di progettualità concrete per il rilancio del territorio. Il mondo politico deve necessariamente tornare a dialogare con i cittadini. Chi crede ancora che la politica si faccia solo ed esclusivamente a tavolino sta prendendo un grosso abbaglio», è l’incipit del ragionamento.
I partiti, prosegue, sono lontani dalle esigenze dei cittadini. Non possono, quindi, continuare a imporre nomi e candidature. Che, aggiunge D’Egidio, «devono provenire dal territorio. C’è necessità di coinvolgere le associazioni, i comitati, gli amministratori, le parti sociali per poter arrivare ad un’idea di sviluppo condivisa. Anche i vertici del partito di cui faccio parte conoscono il mio modo di pensare: non è possibile che le candidature siano una mera espressione di ristrettissimi incontri tra coordinatori di forze politiche che non rappresentano la volontà popolare e che vogliono imporre nomi nella mera logica di interessi personali. Chi pensa di riempire caselle o a spartizioni sarà sottoposto al giudizio insindacabile dei cittadini. Questi ultimi, in Molise, “vivono” la politica con un senso di solitudine, impotenza e frustrazione; stanchi di promesse e chiacchiere. Dunque sono proprio loro, distanti ormai anni luce dalla politica, che non “gradiranno” più diktat.
Il Molise del resto è a una svolta. Dopo gli anni della pandemia – ancora le sue parole – bisogna ottenere il massimo rendimento dalle opportunità che ci vengono offerte per rilanciare in maniera definitiva la nostra regione. Pensare adesso ad una idea di Molisannio sarebbe del tutto anacronistico e dannoso per il nostro territorio. Non ha senso. Non serve a risolvere i problemi.
Il Pnrr, i fondi della Comunità europea e gli altri aiuti di Stato devono costituire la base per lo sviluppo del Molise. Con il Sannio beneventano – ammette D’Egidio – abbiamo molti punti in comune, molte affinità e di sicuro si potrà lavorare in sinergia per progetti che vedranno uniti i due territori. Ma ritengo sia giusto che ognuno abbia una propria autonomia. Piuttosto dobbiamo lavorare su un modello più funzionale e più efficiente per tutto il territorio molisano. La classe politica dovrebbe essere proiettata sulle richieste dei cittadini. Bisogna investire». Serve, in definitiva, «lo scatto finale per dare una identità precisa alla nostra regione, altro che Molisannio.
Qualcuno parla di maggiori finanziamenti in caso di Molisannio ma potrebbe anche esserci una dispersione di fondi che potrebbe penalizzarci. Sono convinto che se fosse indetto un referendum sul tema in molti sarebbero contrari. L’iter oltretutto richiederebbe dei tempi lunghissimi. Il Molise e i cittadini molisani mai come in questo momento hanno bisogno di concretezza. E gli strumenti per dare delle risposte ci sono tutti. Credo dunque che la politica debba rimettere al centro della sua idea il cittadino e lavorare in questa direzione. Ipotesi di difficile realizzazione non conducono da nessuna parte. Non bisogna perdere tempo ma lavorare concretamente con gli strumenti che ad oggi abbiamo a disposizione. Oltretutto il Sannio, così come molte zone del Molise, presentano delle disomogeneità di cui tener conto: il nostro Fortore ad esempio presenta molte più affinità con la confinante Puglia. Molti territori del Sannio beneventano sono invece di fatto una appendice della provincia casertana. Insomma – conclude D’Egidio – dopo due anni di pandemia mi auguro che quanto prima si torni a parlare di infrastrutture, di sviluppo e rilancio. Del Molise».