Sedici imputati, oltre cinque anni di processo: l’inchiesta sul cosiddetto ‘Sistema Iorio’ si è chiusa ieri con due condanne e 14 assoluzioni o prescrizioni.
Assolto l’ex presidente della Regione Michele Iorio, che nella ricostruzione dell’accusa era il cardine del ‘sistema’, e con lui ex dirigenti regionali, dirigenti ancora in servizio, ex direttori di enti subregionali e vincitori del “concorsone” della Protezione civile, la direttrice di Telemolise Manuela Petescia, l’editore dell’emittente Quintino Pallante. Il Tribunale di Campobasso ha inoltre dichiarato insussistente l’illecito contestato alle società Radio Telemolise ed European Broadcasting Company.
Condannati l’ex editore Ignazio Annunziata (anche per bancarotta) e l’ex direttore dell’Asrem Angelo Percopo (per concussione in relazione a una campagna pubblicitaria sulla Gazzetta del Molise di Annunziata per la Procura mai realizzata). Dodici anni di reclusione al primo, quattro al secondo. Per entrambi, il collegio presieduto da Salvatore Casiello ha dichiarato anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e ordinato la confisca di circa 15mila euro (i proventi della campagna pubblicitaria), oltre che il risarcimento dei danni all’associazione antimafia “Caponnetto” . Il solo Annunziata è stato dichiarato inabilitato all’esercizio di un’impresa commerciale per sei anni. «Aspetto di leggere le motivazioni per capire le ragioni che hanno portato al dispositivo. Al momento, questa sentenza per me è incomprensibile», dichiara il legale di Percopo, Giuseppe Fazio. E annuncia un sicuro ricorso in appello.
L’inchiesta fu chiusa nel 2014 e il processo iniziò alla fine del 2016. In un unico fascicolo, da decine di migliaia di pagine, confluirono vicende diverse che avevano come legame la figura dell’ex governatore Iorio. Una quindicina i reati contestati a vario titolo, diversi da indagato ad indagato. Tra questi corruzione, concussione, abuso d’ufficio, peculato, falsità materiale e ideologica, estorsione, violenza privata bancarotta e ricettazione.
La sentenza è stata emessa ieri alle 14.30, dopo tre ore e mezza di camera di consiglio dal presidente Casiello e dai giudici Gian Piero Scarlato e Roberta D’Onofrio. Oltre ai verdetti di assoluzione e condanna i giudici hanno dichiarato il non luogo a procedere per Manuela Petescia e Quintino Pallante in quanto i reati a loro contestati sono stati derubricati in abuso d’ufficio e prescritti.
«Un processo durato dieci anni e alla fine il Tribunale si è pronunciato dichiarando l’insussistenza dei fatti originariamente contestati all’editore di Telemolise, noi di questo siamo assolutamente soddisfatti. È quello che abbiamo sostenuto sin dall’inizio», il commento di Paolo Lanese che ha difeso Pallante. L’ipotesi accusatoria, ha aggiunto, «non ha retto, è rimasto ben poco. Quasi tutti i fatti sono stati dichiarati insussistenti, c’è qualche prescrizione su aspetti marginali, però l’impostazione accusatoria, questo sistema e le problematiche segnalate dalla Procura, si sono rivelati insussistenti. Questa è la realtà».
Così invece Petescia dopo la lettura del dispositivo: «Assolti tutti dal reato di corruzione, un reato configurato sul nulla e gonfiato a dismisura dagli investigatori dell’epoca. Cancellata la corruzione perché inesistente, si è stabilito il non luogo a procedere in quanto l’eventuale reato configurabile, di abuso d’ufficio, è prescritto da tempo. Per me è la fine di un incubo, una persecuzione, un calvario inutile e doloroso che tra Campobasso e la vicenda di Bari si è portato via 10 anni della mia vita. È la fine di un incubo anche per il mio amico di sempre Michele Iorio, catapultato in un processo politico assurdo e vistosamente manipolato».
Mariano Prencipe ha difeso Michele Colavita, dirigente della Regione da qualche mese in pensione e imputato perché presidente di una delle commissioni d’esame del concorso in Protezione civile (tra gli assolti anche l’ex direttore Giuseppe Giarrusso, ndr). «Le irregolarità riassunte dalla Procura sono state ritenute dal Tribunale non sussistenti. Leggeremo le motivazioni, però mi sembra che la formula del dispositivo sia pienamente liberatoria rispetto all’operato del dottor Colavita. Auspicavamo una soluzione già in udienza preliminare. Purtroppo questo non è stato possibile, abbiamo dovuto aspettare sette anni ma siamo soddisfatti», il suo commento.
Gli altri imputati assolti (o nei confronti dei quali per alcuni capi di imputazione è stato disposto il non luogo a procedere sono): Giuseppe Marchese, Giorgio Marone, Francesco Pettinicchio, Anna Totaro, Desio Notardonato, Rosario Cardile, Nicolino Sacchi, Antonio Epifanio e Stefano Epifanio.
r.i.