Disinnesca subito la curiosità più diffusa: «Faccio il parlamentare europeo per altri due anni e mezzo, la mia scadenza elettorale è il 2024, non impatta con le regionali. Per le regionali è presto per fare qualsiasi considerazione». Aggiunge, rispondendo a chi insiste sul suo ruolo consolidato di ago della bilancia, che preferisce concentrarsi «sull’Europa e meno sul Molise. Vedremo nei prossimi mesi».
Ma non è che Aldo Patriciello non abbia da dire. Altrove, in Europa e nel vicino Abruzzo, si incentivano le strutture sanitarie che attraggono pazienti, in Molise «si vorrebbero costruire muri di Berlino». Il tasto dolente, la ‘cara vecchia’ mobilità attiva.
L’argomento lo ha “impiattato” già nell’intervento all’incontro organizzato dallo Sportello Europa della Provincia di Campobasso. L’Europa sta lavorando per abbattere gli ostacoli alla mobilità sanitaria fra gli Stati membri. Ogni cittadino deve concretamente avere il diritto di curarsi dove meglio ritiene. In Italia, invece, i confini delle 20 sanità regionali (21 se contiamo Trento e Bolzano separatamente) sono ancora invalicabili. «Bisogna superare le diversità e le disuguaglianze anche da noi».
Sanità diseguale perché i pazienti del Sud che vanno a curarsi al Nord non pesano sui bilanci delle Regioni interessate come invece pesa l’attrattività dei privati che operano in Molise, Neuromed e Gemelli in primis, sulle casse della sanità regionale ancora commissariata. Un paradosso, per Patriciello. Un meccanismo che va cambiato. Non è un mistero che è questo, da anni, il terreno di battaglia fra l’esponente di Forza Italia, proprietario con la famiglia di uno dei gruppi più importanti della sanità privata del Sud e dell’Irccs di Pozzilli, e i suoi avversari politici, oggi i 5s di Greco e ieri fra gli altri l’ex consigliere regionale Romano.
A Patriciello che lo dice da sempre, ha fatto eco il neo proprietario del Gemelli Molise Stefano Petracca nella prima intervista rilasciata, dopo l’acquisto, a Primo Piano: limitare il Gemelli significa limitare tutta la sanità molisana.
«Non bisogna essere scienziati o super esperti di sanità per capire che la mobilità attiva – ribadisce coi cronisti Patriciello – è una cosa positiva. Il Molise, in proporzione agli abitanti, è la regione d’Italia con il più alto indice di mobilità attiva, che non genera danni, porta solo ricchezza, fa crescere il Pil di questa regione e peraltro, lo dico con estrema chiarezza, il Molise sulla mobilità attiva incassa mediamente dal 13 al 14%. Monetizzando: se il Molise realizza 100 milioni di mobilità attiva restano nelle casse del bilancio regionale dai 13 ai 14 milioni l’anno». Aggiunge: «Se, poi, politicamente, strumentalmente, persone che, secondo me, capiscono poco di mobilità e di sanità, vogliono dire che questo è negativo lo facciano pure, non sta a me poter correggere alcune affermazioni non vere».
Per le prestazioni erogate oltre il budget assegnato agli extra regionali il tavolo tecnico iscrive i ricavi in un fondo rischi, che di fatto tiene il Molise in piano di rientro. Senza quel fondo, ha detto di recente il presidente-commissario Toma che sta lavorando nella Capitale per capire come cambiare le regole, il 2021 della sanità molisana sarebbe stata in pareggio. Una questione che appartiene ai tecnici, per Patriciello, che devono «fare le scritture contabili in modo corretto» per evitare che l’attrattività di una struttura diventi disavanzo. Sta di fatto, prosegue Patriciello, che senza il bacino extraregionale il Molise non potrebbe avere la cardiochirurgia e la neurochirurgia perché i numeri richiesti dal Balduzzi sono infinitamente più grandi dei 290mila abitanti della regione.
Mentre l’Ue apre la frontiere anche per la mobilità sanitaria, «qui da noi vorremmo fare i muri di Berlino attorno alla regione», un recinto entro cui si potrà solo guardare «le nostre montagne, la nostra bellezza della natura». Senza andare a Bruxelles, l’Abruzzo – cita ad esempio l’eurodeputato – punta con un nuovo ospedale al confine ad attrarre pazienti molisani. Perché la mobilità attiva «è la vera ricchezza».
Ma l’approccio della nuova struttura commissariale, Toma e l’avvocato Papa, qual è? L’onorevole prima glissa e vira direttamente sugli avversari. Incalzato, risponde: «Quello che pensa il commissario non lo so, io non ho avuto nessun confronto né col commissario né col sub commissario su temi di sanità perché non me ne occupo specificamente».
Via d’uscita elegante, visto che sul tavolo del confronto fra cliniche private e Regione c’è il pagamento di 25 milioni di extra budget per il 2019 su cui Roma non ha dato un via libera pienissimo? O ruggine?
ritai