La discussione sulla manovra di bilancio 2022 subisce un brusco stop in tarda serata, dopo tre giorni di maratona. Rinchiusa in conclave, la maggioranza non rientra più in aula. Non ha i numeri per continuare i lavori. Di fronte ad un emiciclo vuoto, alle 22 di venerdì, il presidente del Consiglio Micone è costretto a rinviare la discussione a martedì prossimo.
Troppi gli appetiti da soddisfare a un anno dal voto. Il rischio – ammette in aula il governatore – è che le richieste senza le dovute coperture finanziarie si trasformino poi in debiti fuori bilancio. Ma la corsa per la conservazione dello scranno ha già preso la volata. E perciò mortificare le richieste dei consiglieri di centrodestra appare un’impresa non facile. Dicono che il più intransigente (?) venerdì sera sia stato il forzista Armandino D’Egidio (nella foto). Sparito dai radar del centrodestra, ha fatto andare in tilt la macchina che per non andare a sbattere si è dovuta fermare. Oggi il presidente è a Sorrento, la quadratura del cerchio, se ci sarà, non prima di domani. Intanto le opposizioni vanno giù duro. Andrea Greco – è stato lui a chiedere il numero legale – invita Toma & C. a togliere il disturbo. «La maggioranza – dice – non esiste più o meglio non è mai esistita». E l’intero gruppo pentastellato rincara la dose: «A un passo dall’approvazione di un pessimo bilancio, la maggioranza si è divisa ed ha perso pezzi per strada. Mentre osserviamo il presidente Toma che gira nervosamente per il palazzo alla ricerca dei suoi, la situazione è questa: un’aula deserta. L’ultimo bilancio del centrodestra è iniziato con un “maxi-sub-emendamento”, con modifiche raffazzonate a decine di leggi regionali, è proseguito con un’imbarazzante modifica nottetempo della legge elettorale e termina con un allegro nascondino. Giudicate voi, ma a noi sembrano davvero alla frutta».
Senza possibilità d’appello anche il giudizio di Vittorino Facciolla contro una maggioranza consiliare che si scioglie come neve al sole il giorno in cui si dovrebbe approvare il bilancio. «Dei 13 prodi moschettieri – affonda il consigliere del Pd – sono rimasti solo in 10, meno della metà che garantisce il numero legale e così, in attesa di recuperare qualche pecorella smarrita, il consiglio è mestamente sospeso. Tanto per dire che votano compatti, come accaduto per la modifica della legge elettorale, solo per provare a garantirsi la sopravvivenza. Il countdown è partito».

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