Manca ancora qualche mese, dieci per l’esattezza, alla data del rinnovo del Consiglio regionale. Considerando i ritmi che scandiscono l’evoluzione della politica, dieci mesi sono tanti. Tantissimi.
Rispetto ai tempi della Democrazia cristiana, però, le cose oggi cambiano molto più velocemente. Basti pensare all’escalation e alla de-escalation di Renzi, Salvini e Conte: dal 40% al nulla è stato un attimo.
I molisani hanno rinnovato il parlamentino di via IV novembre il 22 aprile del 2018. Giorno più, giorno meno, tolte le imminenti vacanze, Natale, il mese di campagna elettorale – per quanto la data sia ancora lontana – parlare oggi di elezioni, ipotizzare scenari, accoppiamenti, intese, leadership, rientra nei termini della politica.
Chi vuole vincere le prossime regionali, dopo la pausa estiva, deve rimboccarsi le maniche e serrare le fila. Deve parlare ai molisani e convincerli su sanità, infrastrutture, lavoro e, quindi, su come invertire il devastante trend dello spopolamento.
Per convincere qualcuno non basta essere un buon oratore, esercitare il fascino del potere (politico o imprenditoriale, che sia) o quello social dei selfie. Serve, prima di ogni cosa, credibilità.
Le prossime elezioni – l’indicazione arriva dai dati della popolazione residente – potrebbero essere le ultime del Molise autonomo. La regione sta perdendo residenti al ritmo di 4mila all’anno. Considerando l’alto tasso di popolazione anziana, il divario tra decessi e nascite si allargherà di anno in anno, portando alla desertificazione nel giro di qualche decennio.
È questa la sfida da vincere. Sfida che non si vince con la tattica del silenzio.
Piacciano o no idee e considerazioni espresse, Toma, ogni qualvolta sollecitato, elenca una serie di ragioni che, almeno dal suo punto di vista, dovrebbero garantirgli la ricandidatura alla presidenza per il centrodestra.
Di visione diametralmente opposta Michele Iorio, che supporta le sue tesi con altrettante ragioni e argomentazioni (non certo restando in silenzio, anzi…).
Pd e 5 stelle, per quanto nella comoda posizione dell’opposizione, non fanno mai mancare spunti quotidiani per il dibattito.
La neonata coalizione civica sta battendo il territorio con una serie di interessanti incontri, spostandosi da Termoli a Isernia.
I cosiddetti centristi, vuoi con il presidente del Consiglio Micone, vuoi con i mastelliani, i renziani o i calendiani, sono sempre presenti. Anche loro, insomma, ci stanno mettendo la faccia.
La posizione di Lega e Fratelli d’Italia è chiara.
Chi puntualmente sfugge a microfoni e taccuini è la bella coordinatrice di Forza Italia, Annaelsa Tartaglione. Alle domande l’onorevole preferisce non rispondere. In particolare a quella sulla ricandidatura che il presidente Toma si ostina a rivendicare. Nel contempo, però, delizia i suoi fan con selfie e storie a ripetizione su Instagram, impreziositi talvolta da pensieri profondi, profondissimi, come accaduto, ma è solo un esempio, lo scorso 25 aprile: «E quando l’ombra dilegua e se ne va, la luce che si accende diventa ombra per altra luce. E così la vostra libertà, quando spezza le sue catene, diventa essa stessa catena di una più grande libertà».
Ieri, almeno così racconta la sua storia instagrammata, era a Forte dei Marmi, in compagnia di una donna altrettanto bellissima. Alla domanda, reiterata attraverso il suo portavoce, ha preferito postare l’ennesimo selfie.
Toma, si è capito, può attendere.
Tutto legittimo, per carità.
Resta solo da comprendere se i molisani hanno diritto o meno di conoscere le intenzioni del partito che nel 2018 ha candidato l’attuale presidente della Regione.
Rispondere alle domande e alle ripetute sollecitazioni, oltre ad essere una questione di buona educazione, è un presupposto necessario per poi vantare credibilità. Non bastano i voti o quelle tre o quattro trasferte di Berlusconi in Molise per salvare una regione già morta.
Luca Colella

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