Un Dea di II livello composto da Cardarelli e Gemelli, insieme. A Venafro e Larino punti di primo soccorso. Richieste del territorio più volte ribadite in questi lunghi anni di commissariamento della sanità ma contrarie al decreto Balduzzi, norma che regola l’organizzazione ospedaliera in Italia. Ora sono scritte nella legge approvata ieri dal Consiglio regionale del Molise che vede come primo firmatario l’ex presidente della Regione Michele Iorio. «Farò il mio dovere da commissario e verificherò se la norma contrasta col piano di rientro. Perché uno dei compiti assegnatimi dal governo è disapplicare le disposizioni che lo sono», il commento del governatore Donato Toma di ritorno da Roma.
Il ‘fattaccio’ si consuma in sua assenza. Tutti sapevano che Toma non avrebbe partecipato alla seduta dell’Assise, ma il ddl era il primo punto all’ordine del giorno. Una sacrosanta rivendicazione, secondo Iorio, da parte dell’Assemblea legislativa, tornare cioè a decidere in materia di programmazione sanitaria. Una provocazione per le minoranze che, compresa la portata dell’affondo alla maggioranza, dicono sì a un testo che ritengono, anche loro, quasi sicuramente illegittimo. Le linee guida in materia di organizzazione della rete ospedaliera e di emergenza urgenza passano quindi con 11 sì e 7 astenuti. L’indicazione del centrodestra, avanzata per primo in Aula dal relatore Cefaratti, è infatti di astensione. Pallante e Niro sono assai poco teneri, parlano di azione strumentale che mira a mettere difficoltà il commissario della sanità e che piazzerà sulla graticola tutti gli eletti di via IV Novembre. I promotori però vanno avanti. Vota sì pure Calenda, assessore della giunta Toma. Spiega di aver firmato il ddl nel 2020, quando c’era il commissario Giustini, e di essere rimasta in linea con quella decisione. Non teme che il governatore le tolga le deleghe, «lo fa – dice ai 5s – se gli assessori sono incapaci o non in grado di fare quello per cui sono stati chiamati in giunta» . Per il capogruppo pentastellato Greco il voto di Iorio, Romagnuolo e Calenda sulla legge è una mozione di sfiducia al capo dell’esecutivo. Invita ancora una volta a «staccare la spina».
Dopo la chiusura della seduta, chat e linee telefoniche sono bollenti. Le dichiarazioni alla stampa, meno ‘violente’ di quel che si prevedeva. Ma è evidente che il presidente-commissario non sottovaluta il potenziale ‘bellico’ di una norma del genere nei rapporti con il Tavolo tecnico. «In materia sanitaria la Regione è commissariata, il Consiglio non può adottare norme che non tengano conto di questa circostanza. Io verificherò se sia in contrasto con il piano di rientro. Poi, ognuno è responsabile delle proprie azioni». Con la Calenda, aggiunge, «chiariremo. Io confido nella ragionevolezza e nella preparazione di tutti, non posso dire a consiglieri e assessori cosa fare come fossimo in un asilo. Il fatto che votino diversamente dall’indicazione della maggioranza mi svincola. Rende tutti più liberi, anche me…».
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