«Parlerò con tutti», ha detto qualche giorno fa il segretario del Pd Enrico Letta, anche con Carlo Calenda e Matteo Renzi, «sia sui territori che a livello nazionale, per convincerli dell’importanza che a vincere i ballottaggi sia il centrosinistra». Le liti quotidiane fra Di Maio e Conte e i consensi in picchiata del Movimento 5 Stelle hanno convinto i dem che la strategia va cambiata, che bisogna andare oltre e ampliare il campo largo.
In Molise non ci sono ballottaggi in ballo, ma le regionali del 2023 sono quasi dietro l’angolo. E il successivo richiamo all’Ulivo, da parte del leader del Nazareno, ha trovato una prima sperimentazione nell’incontro che ieri pomeriggio ha visto protagoniste le forze del centrosinistra classico. Modello Ulivo, appunto.
Il segretario regionale Vittorino Facciolla ha riunito la sinistra, i verdi, i socialisti e ha chiamato anche renziani e calendiani. Mancava fisicamente solo Azione perché il suo coordinatore era fuori regione per impegni personali, ma ha fatto pervenire il suo assenso all’avvio di un ragionamento comune.
Mancava il Movimento 5 Stelle, quando Facciolla ha pensato agli inviti non era stato ancora nominato il delegato territoriale e visto che il fuoco della sfida interna già covava sotto la cenere, il capo del Pd Molise ha preferito non provocare incidenti diplomatici. Alla prossima riunione, già calendarizzata, sarà chiamato anche Antonio Federico, scelto da Conte per strutturare il Movimento in regione.
Nessun ostacolo, nel primo conclave, all’avvio del lavoro sul programma. Sarà messo su un tavolo che entro l’estate dovrebbe portare all’elaborazione di una bozza. «C’è un bel clima. Si parte, con calma, tranquillità e voglia di scrivere il programma insieme e definire un percorso condiviso». Buona la prima, dunque. Anche se le consegne dei leader nazionali – i rapporti fra Calenda e Conte in particolare sono pessimi ma neanche Renzi scherza – lasciano immaginare che il cammino è in salita.
Letta, da parte sua, il perimetro lo ha definito meglio a RepIdee: «Mi sento molto legato alla storia politica di Romano Prodi. E mi ricordo le due avventure politiche di Prodi che sono state le due sconfitte di Berlusconi. C’è ne stata una che ha costruito un’idea di Italia, nuova e moderna, non concentrata sulle alleanze. Quella fu l’Italia dell’Ulivo del 1996. Poi Nel 2006 si parlò soprattutto di geografia politica: si vinse ma poi non si riuscì a governare».
E ancora: «Il centrosinistra vince se ha un’idea più avanzata del futuro e non se mette insieme i pezzettini del puzzle. Quindi io non andrò a cercare ogni pezzettino puzzle per farlo stare insieme agli altri. Io in questo anno che passa dalle elezioni andrò a cercare le migliori idee ed energie per il futuro del Paese».

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