Meglio evitare che la ressa si trasformi in rissa. Esagerato? Neanche poi tanto. Il centrosinistra ha rinviato di qualche ora la definizione del varo della giunta. Certo, il presidente è stato impegnato in contingenze più urgenti (la sanità, la vertenza per la ex Cattolica, l’organizzazione degli assetti amministrativi della giunta), ma Frattura sa anche che dentro i partiti c’è maretta e mettersi a ragionare quando la matassa è ingarbugliata non porterebbe buoni frutti.
Dunque, intanto, il tempo è scaduto. Vogliamo dirla più elegantemente? C’è un ritardo nel ruolino di marcia che lui stesso si era dato e aveva indicato allo schieramento. Sabato scorso confermò: entro una settimana avremo l’esecutivo. A meno di sorprese, le possibilità che entro oggi si chiuda sono poche. Non inesistenti, ma poche. Le novità, se possibile, ancora meno. Basta riepilogare le puntate precedenti per tracciare lo stato dell’arte. Il Pd deve sciogliere il nodo più importante. Non c’è ‘un problema’, pare ce ne siano diversi. Si parte dagli eletti, l’indicazione del gruppo dirigente era per Petraroia, non a caso capolista. Poi qualcosa si è inceppato e oggettivamente è difficile comprendere come all’improvviso sia partita un’affannosa ricerca ad un esterno. Mai confermata, però c’è fra i democratici. Tanto che ha avuto buon gioco la sponda nazionale per Micaela Fanelli. I renziani hanno chiesto spazio, due parlamentari su tre sono bersaniani, lo è Petraroia che pare dirottato sulla presidenza del Consiglio. E la vicinanza del sindaco di Riccia a quello di Firenze pesa, in giunta potrebbe entrarci per questo – oltre che per l’asse che la lega al governatore e il ragionamento che proprio quest’ultimo pare voler privilegiare e attinente alle ‘competenze’ – e non tanto per un discorso di quote rosa. Resta in campo Scarabeo e pure, forse sottovalutato dai più, Francesco Totaro.
In casa Idv le note dolenti pure non mancano. Pierpaolo Nagni assessore piace ad Antonio Di Pietro, dunque l’ostacolo per Cosmo Tedeschi non è di poco conto. La provincia di Isernia però non si arrende, il pressing arriva da amministratori e militanti del partito. Nessun eletto nella circoscrizione, un ‘danno’ da risarcire con un posto nell’esecutivo: questa la rivendicazione inviata a Frattura.
Gli unici tranquilli sono Vincenzo Cotugno e Vittorino Facciolla. Rialzati Molise ha messo sul piatto della bilancia il fatto di essersi conquistata la rappresentanza a suon di consensi (e il solo Cotugno ne ha catalizzati oltre 4mila dei 14mila totali) e ha chiesto due posti. Intanto però l’ingegnere, vicepresidente dell’Ance, è assessore in pectore. Il sindaco di San Martino in Pensilis, capo di Unione per il Molise, ha già dichiarato che si dimetterà dall’Assise (al suo posto vi entrerà Oreste Campopiano).
Per il resto è tutto da definire. L’Udeur insiste nel rispetto dei patti pre-elettorali e nel caos potrebbe spuntare un incarico per il coordinatore regionale Niro. Eletto due volte, peraltro, Niro dovrà scegliere fra maggioritario e proporzionale. Scontata l’opzione per il seggio della circoscrizione di Campobasso, che porterà a tre le donne a Palazzo Moffa (la prima dei non eletti del Campanile è l’ex Tutore dei minori Nunzia Lattanzio). E poi c’è la sinistra che con un documento congiunto (PdCI, Sel e Psi) ha chiesto rappresentanza. Ciocca pare il più accreditato fra i ‘social-comunisti’. Senza dimenticare gli outsider, come l’ex capo della Cgil Gianni Principe. A Frattura non dispiacerebbe l’idea di averlo in squadra, è intuibile.
Quattro le caselle da riempire, per legge. Ma i pretendenti sono molti di più, troppi a giudicare dal commento che un sostenitore della prima ora del neo governatore ha lasciato sulla bacheca del gruppo ‘Unire il centrosinistra’: “Ci vorrebbero minimo 40 assessorati…”. rita iacobucci

 

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