Andrea Greco resta nei 5s. Luigi Di Maio resta un amico che «ha fatto la storia del Movimento». È grazie a lui e Di Battista che «tanti cittadini sono entrati nelle istituzioni, portando con loro i sogni e le aspettative di milioni di persone». Aspettative che, nonostante il tormento interiore intuibile dai due giorni di silenzio dopo la scissione formalizzata dal ministro degli Esteri, il capogruppo pentastellato di Palazzo D’Aimmo non intende tradire.
Tra i motivi che lo hanno portato ad «abbracciare il MoVimento 5 Stelle e a farne una vera ragione di vita», ricorda, «la fine del leaderismo: l’uomo solo al comando, capace di salvare la nazione. Ero invece convinto che il cittadino dovesse farsi Stato e, con il proprio esempio, con la propria azione, dovesse cercare di migliorare la comunità in cui vive. Questo valore – ammette – è andato troppo spesso smarrito. La comunità del Movimento rischia di perdere definitivamente la rotta dietro la banale contrapposizione tra tifosi di una squadra o dell’altra, tra “dimaiani” e “contiani”». Lui, dice per sgombrare il campo, porta «tatuati nell’anima i valori del Movimento 5 Stelle. E credo di onorarli ogni giorno del mio mandato. Lo faccio ogni qual volta mi occupo di sanità pubblica, denuncio irregolarità ai magistrati, ricevo l’ennesima querela da gruppi di potere per difendere gli interessi collettivi. Alcune di queste azioni, mi hanno visto completamente isolato. Ed oggi vedere che questo duro lavoro lascia il posto alla logica delle correnti mi delude. Non dovrei neanche dirvi da che parte sto, ho sempre preferito lasciar parlare i fatti. D’altro canto, non darò alcuna soddisfazione a chi era già pronto a danzare sul nostro “cadavere” politico».
Dunque, cosa fa? «Non rinnegherò mai neanche il valore dell’amicizia. E sarò sempre riconoscente nei confronti di chi, come Luigi Di Maio, ha fatto la storia del nostro Movimento. Per questo, l’odio che leggo verso di lui da una parte, o verso Alessandro Di Battista dall’altra, mi rammarica. È anche grazie a questi ragazzi se tanti cittadini sono entrati nelle istituzioni, portando con loro i sogni e le aspettative di milioni di persone. Io rispondo a quelle stesse speranze, nella mia terra. E non intendo certo tradirle. Detto ciò, nella vita ciascuno ha il diritto di fare le sue valutazioni, assumendone appieno le responsabilità».
Un banco di prova importante, prosegue, è quello che attende il Movimento di Conte sul limite di due mandati. Valeva per Di Maio, deve valere per tutti: Greco lo ha detto solo qualche giorno fa, appena prima della scissione, a Primo Piano. «Non una questione tecnica, ma un principio chiaro: siamo cittadini prestati alle istituzioni. Facciamo politica a tempo determinato, al servizio delle nostre comunità, per contribuire a migliorarle. Non dobbiamo – ribadisce – mai perdere di vista un fatto: fuori dai palazzi si stanno consumando veri drammi sociali, c’è gente che chiede soluzioni concrete ai loro problemi. E, sinceramente, sono poco interessati alle vicende interne a partiti e movimenti. Queste sono le nostre regole identitarie e senza identità, senza storia, non può esserci un futuro».